Compagni! - anno I - n. 15 - 1 settembre 1919
GOM;_!:_AGNIJ gnello, rololò J1ella fossa~ Meclnis coree a lui: lo t,;·oyò cou gli uct:hi chiusi, Tigiùo, morto. Ave,-ano s:)àralo giu:;lo. Profittando del tfrmrcline che segue ad. ogni c:;ecuzionc, egli intriso il proprio fazzoletto nel sang11e dell'amico. Qui.nùi gl,i tolse cli tasca i documcnLi, le fotografie, alcune lettere destinate alla UJctclrc ! Anche un altro dei martiri era morto istan– taneamcn le; u i soldati s'affrettarono ,t colmare ·1e fosse, rapidamente, .quasi per 1:anc;ellarc quella vi– siono ù' ineuuo, insopportal.Jilc. J\1.cdnis laccva. Pensieri diversi .febbrili, cattivi s'alternavano .ucl suo spidto. Tutto il plotone ·era 0 muto: il capo •ru:lc che lo comandava guard,wa lontano, pallid-u, un vo' distratto. E tutti quegli uomini apparivano .cLMednis degli istrumenti sei.nplici e inerti di una volontà estranea. Ecco: la guerra ... Per b )Jrima volta, un pallido raggio di sole ri– s_chiarò la foresta. _Ed ecco, v'cràno tre morti di più. Lì, ai piedi, .tre .cadaveri mal sepolti, Nell'umida ~crnL <l'autunno, tre figli di 'nlamma, tre crcatttro rnnoc~nti ... Gli affossatori, scavando, si sputavano nelle mani per darsi J<-'J1a;pareva, anzi, che .l'un d'essi, i-1 più vecchio, sorridesse eccitato dalla sua fatica, ,n"cntrc quel primo sole gli -scaldava il' petto ocopcrlo. Si lavorava bene, pcrchò la, terra era molle! Poi. si _~·,i,tntù un 1:1iolo,· sulla fossa, poichè non v.'cra Lcrnpò d'inchiodare una croce. Era l'usanza. . .l\ledni,, raggi-unse la ~ua cornpa,gnia, la fosta pesa di pcusieri lugubri. ìl sole. apparso un istante, si era tornato a rimpi,Ltta,rc dietro un vulo cli nubi di piornbo, sconiJJigli.atc dal vento. I piedi 1frofoncla– nL110uclb m.cima; •i passi si alternavano ,L fatica ... Così, pcnsav,1 _Mednis, camminano i poveri su questa terrn! EJ egli· quasi invidiava hi sorte dei com– pa.gni caduti in battaglia-, il destino degli amici fu– cilati poc'anzi. Si ricòrdava rhe Zachine aveva ac– tcnnalu di voler parlarn, pri11HLdell'esplosione. 'Che anebbc clcLto ~ Egli aveva portato il suo segreto nella tomba. M::i, non certamente- parole_ d'odio ;i,v,·ebbc detto Zachinc. Chi avrebbe egli maledetto 'I Lì non v'cra110 ·responsabili; non v'erano colpe\>o!i. v·era hL gucna ... Quanli di quei pioli m~rtua-ri crauo ~tati piantati -lungo i sentieri e le slra,de del fronte'. Quante volte, nelle Lappe silenziose dell'au– tunno, C'$SÌ cn1no a,pparsi agli occhi,stànchi come i limiti Jel lris(c cammino clcllct vita! E quando ca– lava la notlc, e veniv,L l'ora scura delle nostalgie, i camerati usavano radunarsi inlo;·no a quei pioli. cd crncare gli anni trascorsi, la casa, la main1mi l'inuamorata. .. • ' Nc~suno- 'Ì:JoLè dormire, q.uclhL noltc, nella com– pa:gn,ia d,i l\1c<lnis. _I testimoni <lcll'esccuzione rac– c·onta\'tl..llOper·l'ultima volta gli. eslrcmi istanti dei tre m:eisi; e tul(i ascolianLnu col foLto sospeso. con una sorta di -tremila interiu,·,~, lllCllLL'C un lucio-110]0 ì11quirto 1110\"CYa ombre tragiche nella barncca. 0 e si udivano i 1JiLLlontani, i più sommessi ululi ud \'ente. « Clic ancbi.Jc detto Zad1inc nell'ultimo ino– mcn to ·/ "· Quc,;lo pc1rnicl'O si ril..iaJiY,L·come u11 chio– do nelle leste dcgìi ascoHaLori, Curnicnl,wa assillav·i • • -, la loro in.:genua cusioriU1 <.;OnLadincsca. « CÌ1c ,w 1 ·cl.Jb;, detto Zà:chi11c?"· , Allora un vecchiù soldato, v~r solit,u fat:iLLnno, parlò. . La sua voce metallica vib niYa co me ùi un,i col– kra accumulala, ùi un .odio anli.co: - Io lo so, io, quello -ch'egli .avrcbi.Jc Yuluto <lire. Zachine stesso me· l'ha eletto, all'ambulanza dove ci ricoverarono insieme, -O <love cl..ibcro l'ipocri,;ia di • curnrlo pri11rn cli condannarlo all,L fucilàzionc. In– vano egli supplie,LV,L il maggiore medico, albra; di bibliotecagin ·b~anco strappargli le bendo, di la:,ciarlo morire, dì permet– tere che tutto il sangue col,isse dalle vene per libe_. rarlo dalla vii.a inutile. Vi fate un'idea, ,oiJ.ltri, der tormenti clic ~111 uomo buouo, d,c un uulllo giusLo può ,tvcro d,L questo pensiero t.crribitle: Cb'cgLi do– v"rà mo rire per mano dei suoi ste:isi curupagni? An- • tliè.mo: è ben pitL ·spav'cntoso d1è il morire in com- 1.J altimcnto. Che avi·à voluto ù"ìrt: Z,u:binc 'I (qui la. voce del soldato' si g·onfìò come di un sordo orrore, ccbcggianJo sinistrnrneni~ nel· silenzio notturno). Ma è semplice. E' chiaro. Avrii voluto ruakùire quc· sto ma;;sacro ignobile che si chiama la guerra. Noi uccicliamo il nostro prossimo, beviamo ùcl Eangue, siamo gli asoassini, i carnefici dei nostri fratelli stessi, lavoratori corno noi, miseri come noi, schiavi come noi. Che voleva dirc'I Voleva gridani ch'è pro;::sirno il giomo della liberazione; ch'è imminente il giorno in cui i criminali che ci comandano capi– ranno, e capiranno i loro soggetti, e il massacro avrà un termine, e la gucna finirà. Sì: i popoii si leveranno e grideranno: Noi non vogliamo più ucciderei Non più sangue! Non p~Ìl del-iltil E l'ec· cidio finirà, compagni - e non ricomincierà più. maì più, mai più! M:ednis taceva. Nella sua qualità cli capo, egli avrebbe dovuto interrompere· quel discorso, imporre silenzio al povero_ vecchio soldato, Je cui parole folli ,L,·rcl.JI.Jcl'O potulo costargli la vita. M,t Mednis ta- ceva. • ' Pe1~·hè gli slessi pensieri gli bruciavano in cuore. Mc<lni~ taceva ... E qucll,t notte stessa, la sua -compagnia divenne' un focoìarc di ribellione. Qt!ando ogni lume si spense, qu.an_do ogni voçe si tacque (il vento d'au– tunno, solu, porta,va dalla foresta echi scl.,ag,gi: fors<, di piante sconi"pigliate dal vento, forse voci di morenti abbandonati) qualcuno si mosse, a tentoni con passi di belva, nella baracca. • ' Non si dormiva, quella notte, nella baracca di Meclnis. Si sogn,Lva ad occhi aperti. E .ognuno 1ivedeva, ncll'omb_ra. le rosse piaghe cle'i fucilati; ognuno ri– vedeva 1 trfJ compagni cogli occhi bendali con -le brnccùt aperte. E il terzo aveva dei dolci ~echi in un chiaro viso. E' questi gridava, cadendo sull'orlo del sepokro: - Viv,, la paco! Viva, la fraterni fa dei popoli! No: ceco. lnvcce, era il cannone che tonava. Si destavano scoppi, rombi, laggiù. La fon,sta era -corsa di lampi ro&si. Ed ora fischiavano gli obici. Crepi– tavano le mitragliatrici. N-clia notte fredda, cadeva t;~1,L pioggia lçggcrn lcggcrn. Leggera e tiepida, come u1 h~g.r·une. • Ba lcno YCnnigli scoppiarono yicini, più vìcini. Fu aill'irnprovviso, sopra la baracca, come un fragore di tUOJl(J. - E' ·assult.o - JH3nsò .Mednis. Orn la pioggia picd1icttalia, µiìi forte, sul tetto clcli,L baracca, come una carica di 1.alllburi risonante da ti.Trn lrn,u:;umau,t profontlit_à ... Ma ognuno dei soldati, cot1 negli occhi la .fiamma. d1:l,b rivulla, uulla piì, vcùc1·a,, se non l'imma,gine d L tre murt1 sul lumlc _J1 uua, fossa orrenda. A:·T. Cu113lulando i/. carr1ttern 11; clu:ssc <lella e;iviltà bur– !J/tcse,. rie/In (lemavra.:,in buryflc8c. del •1iarla11i1::nta·ris11to /Jul·!JhC::<C, lutl_i_ i suciali.sU ('~/lrÌIIUJV(lllU l'iclen - fo-r-mll- 1<1/ncun ln pin 11ra11dec~atle;c.~a sto-ric1L do Jiar.v e E11. !ICI' .:._ ehe lii rc1,11h/JUca boruh<'lsU viù, dcmucrnlica, ·non i· altra cu., 1 1- d:e 1111C; .,tr11111e11lo cli up1Jres:sione dclln \'l({88C li<H!J"-<::sc,rnllrL da:ssc upcrniu, di ·un vuvuu <li ea– tiituli:sli :su//u 11rn1;1sn µci, vrulctari. LEXI:i, - .....
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