Compagni! - anno I - n. 11 - 1 luglio 1919
COMPAGNI! 5 colpi di frustino; gli sputò in volto t1:tta la ~ua de: risione e il suo disprezzo; non manco oc~s10ne_ di significargli il poco, il misera'b:ile c~cetto 1_n cm,_Io teµeva; e mentre lo nutriva ~h fondi seg~·eti e_ dm– giurie, si compiaceva - quasi con volutta ,sadica - di renderio impopolare, od_ioso, g~otte_sco, eon_ apo: strofi roggressive, con facez_ie_fe_roc~; d1 pui:igerlo, di eccitarlo con le contradd1z10m pm palesi,. con le stravaga,nze .più inconseguenti, quasi non avess~ al: tro piacere e altro scopo, es~endo1;1e 3: capo, che d1 prendersene gfooo e di fargli sentire 11 morso della sua beffa! « In tal modo Clemenceau imitava al :Marocco ciò che aveva de'nunciato al Tonchino (5); faceva chiudere a catenaccio nella Bastiglia i suoi antichi compagni d' arme e ~i fede! e. ~elle a1~_ba~ciate i ma– riti delle sue amanti (6); nab1htava Grnho Ferry (7), celebrava Gambetta e le sue vittime, diffamava o sterminava i libertari. Tutti gli uomini politici pie– gavano la schiena davanti al maestro, al padrone, al domatore. E il domatore, che in giovinezza aveva scritto delle commedie filosofiche per fan,i una re– putazione di umanesimo (8), vantava ora orgogliosa– meute una, totale vittoriosa mancanza di sensibili– tà (9) e il diritto 'di far legge dispotica cl'ogni pro- prio. volere ... ». • L'ar/,icolo si dil1Ì11gn su quct;to tono; ma. non credo occo,-m de/t"allro p(!r definire colui ohe Arturo Labriola ho, cllinmnto. mogistral1ne11tc, « 1m piccolo Bismnrk, mal f'ifatto nei cabarets >>. I,a clejìni.~ione di Dnliriolli & quella. ri'1in oi:versario, ma l'« elogio funeb1·e >> di Fantasio & opera, d'wi compare, che per 1'(tfJioui cli. pastnrn è oggi tornato ,,;ici110 al diffamato di ieri. Si pnò prendenie notci .,en;·a scru.poli, e credergli sulln vnrola.. Come si ,,;ede, non dn 01·ct soltnnto Suet Eccellen,~·n Clemenccan lici u11n buon~ sta111;ia! ('l'radu;;ione e 1wle cli m. r.) (1) Termine del ger~o pari~ino per òesignure poli– ziotti - anzi. i poliziotti più igno'ranti e brutali. (:!) In inglese: fancluJlc. . (H) Si tratta del famoso Cornelius Herz elle avrebbe colllJ)r-0messo '- secondo le memorabili 1·ivelazioni di ~– licc CaYallottì uel 189'1 - un altro famosis imo avyen– turicro deifa politic::i: Francesco Clispi. (4) « La ,,;eri tè est cn 11za1·che: 1·ien se l'a rr&tera, >): 11ycvaùctto Emilio ½ola. fac0ndosi ,pah1di:nodi Alfredo Dre\"fus coutro l'irnlllonda cam,1ri!Ja omicida del llliìi– tari°slllo francese, A quel tempo. anc:ìie Clqnenc{'an ern. stato .Pal'tigiano \li Dr<'yfu,; e clell,t «Yeritit in lllUI'Ci:L >>: ma. come si ,·cde. 11<?1' sue specialissime ragioni cli tor– naconto'. C:,"J Clerne11c0au.es,:enclo depnt:ito d'opposizione in un tempo in cui 1"li conveniva 0,$el'lo. av-eyu avuto parole ;,:rosse contro gli orrori de! milita rJsmo francese nel 'l'on– chino . .lfo/:e ~o/ilo,. s,,lifo al p0t<ere. i'0re peg~io lui dei ministri- fiiasima ti. L',~ l'tie:olo d1e traclnck1mo è del rn09. e non :1l1ucleche aIle aLrucitit maroccbine. Sapph1mo ora ,.-be nel l!l1,9, col bloc-co anti-.zermanico continn:1to oltre l'al'mistizio. e con la hi:·p::!pace di Versailles, il <cTi,gre)) ha tatto aacllc cli peggio'. (1,1 11 presidente del Con~ic.lio fr;1ncese ba osato van– tar,si una YOlta d"essere <( il più brntto e il più ,rnmto uonJ{\ della l\epubblica )) '. <i) Gjulio Fru·~- era stato da luj ftbbattuto ec1 esi– liato. dopo una Yioieatlssima seduta del 18S;:i'. /S) r11,1 c1i que;;te cummerlic. 1l velo <lelln felicità. è ,;Iuta ret'ibcth .rnchc in Italia (fa Ermete KoYelli. Ecl è di lllolto brntta. 1ri'i AlltHlc :1 tl]J;t fr:1sc cli ~nn Rccell~nza. che h:1 fotto il giro d"Eu:·01,,1.: << h Ilo il c·11lo duro come il cuor.<>>. J 1,r: .... ociri/i.-.:,:u·.' ()11' c:~i f/fU• <-','si r. 10'1/r: le ,'if,'(ialisì11e? o·c,•:t. /,e dcvoii' cl c·cst lri- UJitù. O'col le <lrnt cl r;·c,<I le fo,rcc. .11:}AX .L-\L'TI:tS, ,àginobianco L'annunciatore (La rivoluzione c'è già) Il ,popolo ,che à sempre sofferto, in quest'ultimi anni, à, ,sofferto sino all' c~asperazione, cd è più Si>,• p~ente e più forte per questo immenso dolorn venu– togli dalla perfidia <le.gli uomini. La 1sapienza, il dolqre, la, forza: c' è u!l1ritmo fra. queste, energie che formano la coscienza nuova r,del popolo, e ti spiegano, amico, la situazione che tu non capisci bene, e ti pare tanto tenebrosa. Tu· dici: non si fla ben~ quel die si yuole. No, si sa, o meglio lfion si comprende bene quel che s1 vuole; ma ,si 6ente, si sente un terribile bisogno di soffrir meno; si ,sente che la vita non può essere nè deve seguitare com' è per tre quatti degli uomini; si sente d1e ognuno ''hà superato se stesso nel pe– nare e che l'altro qtmrto degli uomini, che si chia– mano capitaìisti, ànn·o oitr, pas·sate tutte le. misure di crudeltà, di perfidia, di wpraffazione, di delitto. E sotto il peso di un dolore accumulato da venti Sb• coli ribollono i cuori lacerati con improvvisi urli di ribellionè. un programma'/ Tu mi domandi f"se alle agitazioni, agli sciopert, a tutto il movimento cli 'p,rotesta e di conquista che ogni giorno pitl ,s'aiiarga, divampa, ci sia un pro– gramma. Il programma, se anche non ci fosse, non farebbe questo sommovimento meno vasto e meno .febbrile; e nessuno, senza un programma, cesse– rebbe un momento dal lottare per la conquista d'un mondo migliore. • Certo, noi non possiamo sapere ·con \Sicurezza, quaìi òruinamenti nasceranno don~nni nel trionfo completo e composto delle rivendicazioni nostre. Ma intanto non c'è che un dovere: ,sperare e. battersi, maledire e agire. Ti meravigli, amico, che tua sorella, la quale non sa che sia socialismo, gridt « Viva il sociahsmo ! »; die il soldato che torna. dalla trincea si dica socialista, mentre è partito interven– tista, che l'affamato, ignaro cl' ogni cosa salvo che del suo bisogno, dica h stessa cosa .... Ebbene: no, non è strano. Tua soreJla vedova pesa le sue lagrl– me : sa, che l1t gu?na, che gli à ucciso il marito, ]',à,nno voluU, gli altri che oggi vivono felici; sentt:, eh' essi sono i responsabili del suo iutto, ed è socìa– listét perchè ,sa che il socialismo non voleva, la guet'• ra, rn che il socialista non voleva la morte, ma 1a, fratellanza e la giustizia e l'amore. Così colui che è stato alla guerra con érnimo volontario; colui che avrh di vroposit.o ferito ed ucciso, perchè sentirà di aYer peccato Yanamenie, per un., illusorio ideale. di libertà e d'equità; mentre l'equità e la libertà non possono . esistere che nella fratellanza comune. E così il pezzente che mùla sa, che nulla ,conosce, ma vede il grano biondeggiare sulla terra, il grano eh' è <li tutti,~la terra dalla genero;ità inesauribile, e non comprende perchè non <lebba avere pur esso, paria. climenticaLo nel mondo, la sua parte e il suo diritto cli vi,·ere. Oh, no; costoro non lrnnno, e non possono ayere, un programma; ma Yivono nella maceraziont'I e nell'odio, e sentono fermentare in essi l' impulso <l'una cicca necessità, d'una disperazione, che acco– glie in sè tutta la disperazione del mondo-:' Sentono e sanno costoro, sopratutto, che sulla terra c'è chi à soffc{Lo e soffre come loro, nella grande notte df un tormento senza limite; e riconoscendo tali 0 tanti segni di percossa sulle proprie carni, essi non patteggiano, e~si non chie<lono. essi non, vogliono; ma so:tanto •soffrono, e di questa sofferenza infinita. fanno una, catapulta,· ideale contro il « sistema ».
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