Compagni! - anno I - n. 10 - 16 giugno 1919

U03ll'AGN1! 7 .\Yilson. - Cert.amenù;; perchè non credo di aver lllai dette deJ!e bugie in tutto il ternpo .delJa mia vit.L. Lenin. - E' proprio co,;i; -e qoosto è tutto il noc– ciolo della quistione. Se voi .aveste a vulo la. cosdenz.a di dire la bugia, probabilmente non l'aneste <letta, e credo dw 1'1 rvgione !l'C'L' cui i vostri amici alla confr– renza ·di l'ari,gi vi hanuo vregato, di s<:rivcrci voi fa let– tf'ra d'invito, sia. prop~·io que,,;ta.. Essi sono più cons<:i dei Joro rnofiYi cli quello ehç lo sfato voi. •Essi usano del raziocinio meno Jiberamente di mi. Clemen;::eau, per e&empio, non ;.i ..-;arebbemai pot.uto indune a pronuuziare queste par-ole (le tolgo dalla vostra lettera): «Ko-n è il nost 1·0 1,roponime.nto di a iutare o assisbere. alcuno dei gruppi organizzati, è.be si contendono il potere <lella– Russia». Solamenle un a mericano, e credo un puritano. potevr1 far questo. Sapete Yoi, c'he cieca 10 giorni prima di scrìwre quelle parole, Y0i avete .parlato .al vostro •pH 1:– Jamento per mezzo di un telegramma nel quale dic:evate della necessità di <..-Ombattere « il veleno del bolscevismo"!,, l'J avete voi riflettuto, che .ù.ello stesso molllento iu cui le linee dell.a vostra lettera arrivavano nelle mie maui ~ol– dati americani, di cui voi siete il coma.ndante sup1:eru-0, facevano un àttacco 11ggressivo contro i nostri soldati nelle vieiuanze dì .\rehangel? WHsou. - Si, qtiesto è vero. Lc.uin. - El questi vostri soldati oooperamno :con l!na piccola brigata d'i un qualclie migliaio {lì mssi app,arte– nenti a Ila fazione di '.rchaikowsky. E' chiaTo, quindi. che ne1l'attac-carci. ora che l'altra guerra è finita, non _poternno avere ailtro motivo che quello dì sostenere la fazione di Tchaikowsky. Non vi pare·t ,v.Hsori, - Si, debbo eo'llfessare· c'he avete ragione. Leriin. - .Allora io debbo inferire che: o voi Yolete ueciderc op&·ai russi senza alcun motivo, o che voi avete detto il falso quando nella vostra lettera mi dicevate c.he nou era vostra inl.enzione di i;pa!leggiare alcuna delle fazioni c-ontende11ti il potere della Russia. Non vi .ri;ire'! WHson. - Vi col1fesso che di fronte ,a questi argo– menti non so davvero e-osa -clii-e, Lenin. -- E allora ,p,erchè non dite solamente le parole che sono verità 'l Voi ed i vostri primi ru1nistri allea.ti , che favorite la dittatura della borghesia, (mo dificata da una .perio– dic-.a.elezione) e che ap:partenete al 10 per cento dei for– Lunati, istintivamente siete oorsi in aiuto al 10 per c-euto nmso, <.-ontro 1a.· no8tra dittatura prolet;i.ri.1. Ed ora elle la guerra patri<lltica è finita, per un éùmulo di ragioni - una delle quali è la nostTa a,rmata e;:cellente, ecl un·a1tra i,l forte fermento delile ma,s;;e nei vostri ri– ,spettivì paesi -, pen::;ate che sarà meglio per v<lì tutti di <:om,ervare le yostre risorse per affa1"ì che vi rigu:ardaJ10 più dav\"idno. Ed an•te ùedw di provarvi ad ap])Ortare lo squagliamento, o ·almeno J'Lso1ameuto del·· Yeleno del boJ,scedkisrno. cou me7,zi di-ploÌllil .Lici. Non è questa la ycrità detta in uµ modo alquanto brut.a.le? Wilson. -. Cretio che mi fate de ll'ingiustiz ia: io wrn– mente fui riluttante ad inten-enire nel movimento del– l'invasione del vostro paese. Sapevo clm da un punto di vista milita•rc e-ra follia, e che t'idea cli ricostituire J'intie~-o.fronte occidentale non era che una ma,schera ].X'r buttar gi~ il vostro governo. Lenin. - Voi sapele elle era una maschera, perc.hè . alLri J,a u;;ayano, ma voi dovete imparare a disc ernere i motivi di rnnschera che automaticamente si im1io SCl:l&lno della vo:;tra stessa mente. Questa fra,se della yotra let– tera, per esempio, <.-onticne tanta falsità quanta ne <.'ODr tene,-a quel linguaggio cli ricosti,utre tutto il fronte ocei– dentale, per quanto ,possa essere più inconscio. « E' ch:i.a,ro a loro (i governi alleati) che i disturbi e la mancaW,a di fiducia ùel popolo di Russia crescera:nno sempre più, la fam:c e le privazioni di ogni genere diYerranno sempre più acuti, sempre ;più allannanti e sempre più impo •si– bili a mitiga're, amenochè si ristabilisca l'ordine e le condizioni normali del lavoro e del <.'Ommercio'ÌJiglino il ,:opra.vvento, ed essi (i governi allea! i) cerchino una· via per assislere il governo della Ru88ia a ristabilfre l'or– dine>>. Ora è prop'l•io Yero che Y<liccl i vo,;tri capi mi– nistri <11leillisiate consumati dal vh-o fuoco di uo11 far torto al t~l·mine astratto «ordine»·! lo uon_ Yi <·redo. lo uotai che, dopo t·he aye(D invaso il U<lslm ter.ritorio (e dopo che noi, io eonseguenza, fummo cbblig.1 U ad caginobianco infliggere la. pena dì morte per i casi di tmdiménto, onde mantenei-e l'ordiue), ,-oì ci ,avete ac-cusati di brigantaggio, coli tutto che voi, u"ate Io :;,'tesso me= per crimini ,mi– n<lri. La veri:tà. scottante è che voi ,olete demolire il nostro ordine - l'ordine nuO\-o - e ,ristabilire il vec– c·hio.. e quindi il no1-tro lo chiamate «disordine». Non è (..'O;,'Ì: Wìl;,;0 11. - Dal vo:stro punto di Yh;la.... V ,n.in. - Voi Io arnmettetc oou c-erlezzn quando par– late dì r esta.urnre le condizioni normali del lavoro, HlC. Norm11,1cvuol dire d'u:--o: <·omc-il n>stro. E sapete che a,-cte :!:?69n miliollari negli :,;tali uniti e <lh.equeste 22696 persone, valenti un _totafo di l()lj milioni. rono diret:ta– ruente padroni del "27 e uu 11uarto. per cento del vostro 11ae;,-c·: A. noi ciò pare moslrno,-amcntc anormale, e com– battiamo perchè un tant..o malato sistcUJl). wciale non sia introdotto nel nost1·0 pac~{'. Vi c-onfes~i.1mo che ci aooon– tenteremmo meglio' di ulla buona dose di disordine, an– zichi'.· dì una rJUaùtitù di (>rdinc di quello che v<li avete. E ilou pensale nJi che. <ht pa1'le vostra e dei vostri capi ininistri alleati, Yi eontenlcreste d'a,-en' una buona. dose del YOstro disordine cb.e del nob'tro ordine? Di quell'or– dine che vi 111.berebbe i ,·ostri milionari, le vostre en– tra te favolose e -le nistrc .,fO~izi.oni~ocia li'! Io credo voi tron1te che qu<7stisentir11enti inconsci neHa nostra mente, diano vita a que~li altri riguardanti la qui-stione del– l'ordine, che è J)oi tanto elastica. Wilson. - Debbo ammettere che voi m'interessate pro– fondamente. Lenin_ - Sì; perchè faccio il rit{atto di voi st.esso. Lasciate che· io vi legga 9ra, in _vista di questa amicizla che stale facendo c-01 rnstro aUer ego inconscio, questo brano del vostro discorso all'università di Pari·gi: « Da quello che voi, ~igno1-e, avete detto, della teoria dell'istruziooo che è sfata seguita in Francia, e che io ho cerc.ato di ;promuow1-e negli Stati l;Jniti, sono tentato di ingolfarmi in un tema fa,Qrito. « Io bo sempre pensato che l'oggetto dominante del– l'istruzione, dovrebbe essere l'elevamento dello spiriJto,, e che, dato che le· lettere che han prodotto le più alte note, sòn<l sfate l'espressione dello ,spirito della 1-azza umana, il miglior modo di indm:re ·l'umanità ad isbruivsi fosse quello di tastare il polso dell'umanità, che di età in età, ba sempre battuto attraverso le univer,sità di uìmini che sino riusciti a. penetrare i segreti dello <\Pitit,o. umano i>. Potete ,,01 dirmi,.c:;at;tame.nte quell-0 che intendere <:on questo -squarcio'! Wilson. - Potrei dirvi che ... intedevo ... cb.e ciò fu ... null'altro ché ... Lenin. - Diremo così. fra,,-eologia vuota di ,senso... Wilson. - Well, fraswlogia vuota di senso... ' Lenin. -,- Può darsi che noi esageriamo un po' ch.La- maudola fra,Seologia ~:uota di ,;;euso, ma. certamente non più di quello elle voi avete esagei-alo chiamandolo uh pensiero. Io ho solamente voluto farvi osservaTe il sol– liern eh.e sl ha qu:ando ci si libe1:a dal quel «bluff>) un– tuoso, in cui sono avyoJtì alcuni dei vostri atti più co– muni. Ed ora, un'ultima qulstione. La vostra coscienza pa're ,;ia molto occupata dalla quistione di aperta diplo– mazio. In fatti, giudicando daJla frequenza co:µ cui vi c-sprimete per l'ape1ta diplomazia, io giudico che v-oi dovete es;;ere dl natura se.gret.;1- E' vero questo? Wilson. - Ho paura d.i do.-er confessare e-be son<l <li natura segreta. Io tro,-o impossibHe confidare i miei segreti anche al eolonJJello House. Lenin. - L'ho pensato_ E non è parimenti Yero che mai alcun' presidente degli Stati' Uniti è stato -tanto inac– <.-essibile a-1 pubbli<.-o, o tanto muto per La: stampa, <' nbbia. lasciato coloro che con lui dividono la responsa– bilitiJ. del governo tanto al buio di quello che pensava. quauto voi'/ Wilson. - Si, è Yero. Lenin. - Eppure voi pronunziate ìl ,ostI·o discorso al parlameJJto in persolli.l,. non è vero'i ìY ilson. -- Sì. Lenin. - Vi siet.1 ma~ dOlillllldalo pel'chè avete intro– dotto questo innornuwnto? ,n1~on. - No. Lenin. - lo :;o,pdto clH' n,i l'abbiate fatto per h ,•,•s~a· r:igionP l'Oll:1 q11ak ])3rlat.e cr,n p,>s~iouc eS/1-. ~,ral;1 di << p.ubblieiti.t ,;l]iPt-at.a)), di l<1.:oncordati aperti•

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