vengono esplicitamente accettati. Doug Fraser, capo del settore Chrysler dell'United Automobile Workers (UAN) afferma di non sapere, francament e, come diavolo si possa misurare il grado di soddisfazione nel lavoro. « Non vedo altro - dice Fraser - per ridurre il disagio del lavoro alle linee di montaggio che una settimana più corta ». E giudica favorevolmente l'ipotesi di una settimana lavorativa di 4 giorni di 10 ore ciascuno". Bisogna dire che è però per lo meno dubbio che tutta la classe operaia americana condivida questa linea di indifferenza alle condizioni sul lavoro. Nel febbraio 1973 i lavoratori della Shell Oil Co., erano in sciopero richiedendo fra l'altro: a) periodiche analisi dei rischi per la salute sui vari posti di lavoro da parte di consulenti approvati dai sindacati e comunicazione dei risultati ai lavoratori; b) esami medici periodici e prove a spese dell'azienda; e) comunicazione ai lavoratori di tutte le statistiche di morbilità e mortalità per i dipendenti; d) tempo retribuito per le ispezioni sui posti di lavoro e le riunioni del comitato sanitario. C'è, come si vede, una forte rassomiglianza fra queste rivendicazioni e quelle del 1971 alla Fiat. Il già citato sindacalista Fr aser sembra anche alquanto scettico suirisultati che in termini di maggior integrazione dei lavoratori (ricordiamo che il sindacato americano condivide questi fini) si possono ottenere con le nuove tecniche di organizzazione del lavoro. È una delle poche voci discordi. Quasi tutte le analisi sulle esperienze finora fatte, se sono spesso contrastanti sulle valutazioni di merito, sembrano concordare sulla riuscita di tali esperienze dal punto di vista formale (eliminazione delle qualifiche più basse, adesione ai corsi di riqualificazione, minore disaffezione al lavoro ). A questo punto naturalmente si ripropone il problema di come valutare, dal punto di vista operaio, questi risultati. E ancora una volta il giudizio non può essere univoco. La posizione e l'inizi ativa del gruppo operaio interessato, la capacità di utilizzare le conquiste come posmoni pm avanzate nello scontro di classe, di far prevalere l'egemonia operaia nella trasformazione, sono sempre la discriminante. Ricordiamo le osservazioni già citate di Gorz e di Ciafaloni. Insomma, ci ritroviamo qui di fronte alla sostanziale ambiguità di ogni politica di riforme , di obiettivi intermedi (e mi sembra chiaro 95 Biblioteca Gino Bianco
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