sin da ora che per lavoro più umano deve intendersi la COIIOICellZII a:,mpleaiva del ciclo produttivo da parte degli operai, la possibilità per l'operaio di decidere la quantità e la qualità del prodotto, di decidere che cosa produrre, • chi venderlo ecc. e che ciò ~ possibile solo una volta abbattuto il potere dei padroni, ci~ in una società socialista. Le conclusioni dell'articolo di Pipitone sono di un nullismo abbastanza scoraggiante se rapportato all'indubbia capacità di ana- 'lisi prima dimostrata: si parla di contrapporre alla proposta di organizzazione del lavoro quella di organizzazione del proletariato, ma non si capisce poi bene per che cosa il proletariato dovrebbe organizzarsi, dal momento che non esiste nessun obiettivo di transizione. E non credo che Pipitone pensi ancora che il socialismo sboccherà un giorno bell'e fatto da uno degli scioperi di fabbrica, come Minerva dalla testa di Giove. Sul terreno pratico di fabbrica la linea che fa centro sull'attacco all'organizzazione del lavoro si è scontrata con due proposte alternative che si collegano più o meno esplicitamente con le tesi dei gruppi: quella già accennata della seconda categoria per tutti e quella degli automatismi assoluti nei passaggi di categoria a qualunque livello. Voglio subito precisare che parlando di collegamento con le tesi dei gruppi non intendo affatto sostenere che si tratti di proposte importate dall'esterno. Ho già detto che le esigenze da cui partono sono reali e sentite, e del resto esse si ritrovano anche fra gli operai che appoggiano la linea di costruzione di una nuova professionalità e di attacco all'organizzazione del lavoro. La spinta egualitaria, lo si è già notato, è una cosa molto seria ed è sicuramente una esigenza di base: basta ricordare il fatto che essa si è imposta in parallelo col processo di rinnovamento del sindacato e contro l'opinione di molti del gruppo dirigente di allora. La constatazione del carattere artificiale di molte delle differenziazioni esistenti sul luogo di lavoro e del sempre maggiore livellamento ed intercambiabilità reale delle prestazioni operaie non è certo una invenzione. Il dato politico della necessità di unificare la classe per renderla copace di una risposta al padrone che coinvolga tutti gli operai e non lasci spazio a tentativi di divione è sempre più, e giustamente, presente. La sensibilità a questi motivi piuttosto che a quelli della professionalità è ovviamente legata anche alle caratteristiche particolari della condizione di lavoro attuale, ma resta il fatto che sia la proposta della seconda per tutti sia quella dell'automatismo completo, per anzianità, nei passaggi di categoria hanno trovato larga eco in fabbrica, specialmente (ma non solo) alla Fiat. 92 Biblioteca Gino Bianco
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