Sarà anche vero che gli attivisti che l'hanno elaborata non siano dei salarialisti soltanto e pensino che le condizioni di lavoro, il clima in fabbrica, i ritmi non si contrattano ma si prendono; ma questa resta nel migliore dei casi una affermazione generica, che punta sul continuo ripetersi di momenti di rivolta che ricominciano sempre da capo, piuttosto che su una reale affermazione di potere operaio. Non si ripete del resto che l'obiettivo « non è quello illusorio di riqualificarci, ma quello di essere uniti e di guadagnare di più »? E poi, non c'è forse un filo di continuità che lega questa posizione al « rifiuto del lavoro » affermato dai gruppi ai cancelli della Fiat nel 1969? Era proprio « Lotta Continua » che proclamava allora: « La lotta salariale esprime il rifiuto del lavoro in termini di scontro ». La piattaforma sindacale invece comincia ad affrontare, soprattutto con le richieste sulle qualifiche, il tema dell'organizzazione della produzione. Dice sempre Ciafaloni: « si tende cioè a trasformare fin d'ora il modo di produrre in modo da renderlo coerente con una divisione del lavoro diversa da quella capitalistica ». È forse per questo che - anche se queste richieste ancora non definiscono una compiuta linea alternativa, se il discorso di fondo dietro di esse è ancora talvolta una forzatura rispetto al livello di coscienza operaia, se la piattaforma autonoma sembra in alcuni punti legarsi con più immediatezza a certe spinte di base -, con tutto ciò, nel corso della lotta l 'influenza dei gruppi resterà marginale. Anche nel momento più difficile della lotta, quando la trattativa spostata a Roma sembrava dover ributtare il ruolo autonomo degli operai alla funzione di formale ratifica di un accordo elaborato al vertice con scarsi canali di comunicazione, e quindi più facile sembrava giocare sull'esasperazione operaia per denunciare una calata di brache del sindacato, non ci sarà nulla di simile alle situazioni dell'estate 1969. La manifestazione del 29 maggio con gli scontri di piazza provocati dall'intervento della polizia ha avuto cosl un segno ben diverso dalla « batta glia» di corso Traiano del 3 luglio 1969: un'esplosione di rabbia con un rapporto poco più che formale e pretestuoso con la situazione in fabbrica e con le serie difficoltà reali che in quei giorni attraversava il movimento, mentre la rivo)ta del 1969 si inseriva, magari in modo sbagliato, nella protesta e nella lotta che montavano dalla fabbrica. Nella vicenda del 1971, alla lotta in fabbrica ed alla trattativa si è affiancata molto più che in altre occasioni una polemica che dal tavolo dei negoziati è rimbalzata sulla stampa e sulle varie pubbli87 Biblioteca Gino Bianco
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