Classe - n. 7 - luglio 1973

automobilistica che, più di ogni altra, ha simboleggiato, nel secondo dopoguerra, i ritmi e la qualità dell'espansione. Considerare le industrie che producono beni di largo consumo come le « variabili causali » della fase di sviluppo capitalistico più recente non significa, ovviamente, pensare che le industrie produttrici dei beni di investimento abbiano perduto d'importanza; al contrario, ma ciò che si vuole sottolineare è che il loro continuo, e spesso straordinario sviluppo, è stato possibile, è stato indotto ed è rimasto subordinato a quello delle industrie produttrici di beni di consumo. È infine da sottolineare come lo sviluppo di queste ultime ha provocato importanti variazioni di struttura all'interno del settore dei beni di investimento, sviluppando, in particolare, certi settori con caratteristiche fortemente innovative, quali quelli basati sulle produzioni e le tecnologie elettroniche '. Ma uno sviluppo economico trascinato dalle industrie produttrici di beni di consumo necessita di almeno due «prerequisiti» che, a loro volta, interagiscono in modo determinante sull'ulteriore sviluppo. Il primo è che il potere d'acquisto della maggioranza della popolazione !ungi dall'essere compresso si è, invece, sviluppato: ciò implica che il salario reale degli operai - ed in particolare di quelli dell'industria - deve crescere e non diminuire. Ciò sembra effettivamente essersi prodotto in tutti i paesi investiti da questo tipo di sviluppo «neocapitalista»; è noto come sia cambiato l'atteggiamento da parte della classe capitalistica - nel secondo dopoguerra - nei confronti della classe operaia riguardo le rivendicazioni degli aumenti salariali. Orbene questo atteggiamento non riflette solo - e forse neppure principalmente - l'avvenuto rafforzamento delle organizzazioni sindacali della classe operaia, quanto piuttosto il mutato funzionamento del sistema economico nel suo complesso, ed in particolare il mutato rapporto fra salari e profitti. Nello schema di Dobb - come d'altronde in quello dell'economia classico-concorrenziale - il tasso di crescita dei salari, all'interno di un determinato paese, è funzione inversa di quello dei profitti: è noto d'altronde l'adagio con cui D. Ricardo formalizzava questo stato di cose: « quando i salari salgono i profitti scendono». Nel modo in cui si è sviluppata l'economia neocapitalista nel secondo dopoguerra, invece, per poter aumentare i profitti è stato necessario permettere che crescessero anche i salari: di qui, l'inflazione ora strisciante, ora galloppante, implicita in questo meccanismo di sviluppo . . Più salario significa più consumo, quindi maggior pro6 Biblioteca Gino Bianco

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