che di una osservazione sulle linee reali di sviluppo) avevano trovato echi nella pubblicistica e nell'elaborazione teorica dei partiti operai e dei sindacati; dall'epoca ormai lontana di « Tempi moderni » le lamentazioni sulla progressiva parcellizzazione e monotonia del lavoro erano diventate quasi un luogo comune. Eppure, mentre sotto l'azione dei padroni il tradizionale tessuto organizzativo della fabbrica si andava profondamente sconvolgendo, i vecchi mestieri andavano scomparendo o erano confinati in aree sempre più limitate, le declaratorie e le esemplificazioni _delle categorie contrattuali facevano sempre più l'effetto di estratti da qualche polveroso libro dell'ottocento, poco o nulla di tutto questo lavorio passava nelle piattaforme di lotta e nell'impegno a livello di base. Per un periodo piuttosto lungo la linea sindacale ha continuato nella politica di valorizzazione delle quali.fiche tradizionali. Ciò può farsi risalire ad una serie di ragioni: a) la stessa struttura del sindacato, il cui nerbo era ancora in larga misura costituito dai vecchi « professionali » 2 ; b) la presenza di una serie di spinte, talvolta con accentuato carattere corporativo, da parte dei residui nuclei operai con alta qualifica tradizionale, che spesso rivendicavano esplicitamente il mantenimento delle situazioni di privilegio in misura almeno proporzionale a quella esistente; e) la permanenza in alcuni strati dell'idea che fosse possibile continuare a valorizzare una professionalità « soggettiva » e individuale indipendentemente dal mutare delle condizioni di lavoro nella mansione specifica. E tutto questo si rifletteva in una linea rivendicativa abbastanza decisamente « antiegualitaria », che si traduceva per esempio, sul piano salariale, non solo nella richiesta di aumenti proporzionali con percentuale unica, ma anche in quella dell'allargamento della fascia parametrale 3 • Sugli altri piani, la valorizzazione di una professionalità soggettiva i cui contenuti si intendevano tacitamente pressoché invariati, urtava contro difficoltà quasi insuperabili e finiva col ridursi al massimo ad un ristretto quadro di clausole di garanzia (come quelle, che del resto in un primo momento interessavano uno strato quantitativamente limitato, che fissavano inquadramenti categoriali minimi in relazione al titolo di studio). A rendere più difficile questa battaglia contribuiva anche la stessa struttura dei contratti in materia di qualifiche che, con il continuo riferimento alla mansione svolta, risultava piuttosto equivoca rispetto 68 Biblioteca Gino Bianco
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