21 MED1ocRED1To, Indagine sulle piccole e medie avend,, Roma 1971; dati si riferiscono al 1968. ,. Vedi soprattutto il suo intervento Le contraddizioni del mtrclllo del lavoro, in « Inchiesta•• n. 6, 1972; inoltre cfr. P. Fnu, L4 disoccr,p.- zione in un processo di sviluppo economico (Giuffrè, Milano 1971), dal quale vale la pena di evidenziare la seguente tabella di confronto fra UD paese a sviluppo ' bloccato ' cd UD paese in cui lo sviluppo neocapitalistae ncocoloniale ha potuto proseguire: 1954-1968 - Saggio annuale di cresdta di alcune "4riabili (settore manifatturiero) Prodotto Occupazione Produttività lavoro Salari di fatto Investimentifissi Giappone 15.0 4.3 10.7 9.1 15.8 Italia 8.2 1.3 6.9 7.1 '5.7 Anche in questo caso viene confermato che UD ritmo elevato di crescita dei salari di per sl è UDO stimolo allo sviluppo capitalistico, non UD suo impedimento. 30 L. MELOOLESI, Disoccupazione ed esercito industriale di riservo in Italia (Latena, Bari 1972) e Accumulazione capitalista e lolla di classe in Italia, in • Vento dell'Est•• n. 2'5, 1972. 31 Vedi l'analisi di A. Dos10, Il so/losviluppo nelle regioni del nord, in « Casse •, n. 6, 1972. 32 C. DELL 'ARINGA, Occupazione, salari, prezzi, Giuffrè, Milano 1969, pp. 142-3. Vedi anche le conclusioni del saggio di E. TARANTELLI, Produllività del lavoro, salari, inPazione, in « Quaderno di Ricerche•, n. 5, del « Centro studi monetari, bancari e lioanziari Luigi Einaudi•• 1970, pp. 126-7: • Sembra incredibile che, pur nel tumultuoso e disordinato svolgersi degli eventi che hanno caratterizzato il periodo in esame, la distribuzione media del reddito a favore delle classi meno abbienti per il totale del settore industriale non abbia registrato alcun, seppure minimo, miglioramento; che la quota di disoccupazione strutturale del Mezzogiorno che ancora permane continua a dipendere unicamente dal travagliato meccanismo nell'economia di mercato anziché da una politica pubblica consapevole del lavoro meridionale• · .l3 V. VALLI , Occupazione e sviluppo economico in Italia, in « Quaderni CISL •• 1968<;9, p. 162. 34 Avviene in Italia quel fenomeno che ~ ben noto negli altri paesi imperialisti: una quota, anche consistente, di forza.lavoro I disponibile ' e disoccupata rifiuta tutta una serie di I mestieri' dequalificanti, che vengono lasciati disponibili o ai lavoratori immigrati o alle minoranze nazionali. Tali I mestieri' non sono solo quelli più umili e disagiati - quali i netturbini, i braccianti agricoli, i marinai ecc. - ma soprattutto quelli eminentemente 'moderni', quali ad es. lavorare alla catena di montaggio nelle industrie automobilistiche (dove le donne 'indigene' non possono accedere). L'Italia, ed in particolare il meridione, è un paese tipicamente di emigrazione, purtuttavia nel 72 ha ricevuto circa 40 mila immigrati. Si tratta, in grande maggioranza, di braccianti, pescatori e manovali tunisini che occupano alcuni dei vuoti lasciati dall'emigrazione e dalla disoccupazionesiciliana. Vedi su « l 'Unità• del 6 ottobre 1972 la denuncia della tratta degli asabi in Sasdegna, e, sul numero del 18 dicembre 1971, per il caso siciliano. lS Vedi le osservazioni di V. CooA, Nola in margine 4d una ind11gine sui bilanci u/liciali di un campione di imprese manifatturiere, in e Contributi di ricerca• sul « Sistema imprenditoriale italiano • a cura della e Fondazione 64 Biblioteca Gino Bianco
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