Classe - n. 7 - luglio 1973

terna del fronte borghese in quanto ha aiutato a « scaricare ,. le frange riformiste che sopravvivevano al tentativo, in via di realiz. zazione, di superare la crisi congiunturale - che si era sovrapposta a quella strututra le - attraverso un ancora più accentuato « dualismo » che permettesse di concentrare gran parte dei costi e delle inefficienze produttive su certi settori (che in Italia sarebbero poi la gran maggioranza dei settori) e salvare alcune « isole ,. di efficienza (? !), soprattutto nei settori destinati all'esportazione. Nel far ciò la borghesia non ha avuto bisogno né di una . tregua sindacale né dell'appoggio, in chiave riformistica, del movimento operaio. È dunque ragionevole prevedere un ulteriore isolamento delle forze riformiste, mentre, a livello sociale, la domanda per le riforme è destinata ad aumentare. Crescono, in tal modo, i rischi della frammentazione corporativa del movimento nel suo complesso: già oggi è evidente come la forza in fabbrica non basti più qualora si debbano andare a contrattare, per esempio, investimenti industriali al sud. Certamente una delle cause della situazione di « impasse » è dovuta alla frantumazione del proletariato, effetto del tipo di sviluppo considerato. L'operaio o l 'impiegato occupato, specie nella grande impresa, vivono in condizione di oggettivo, seppur relativo, privilegio, rispetto alla massa di disoccupati o inoccupati che purtuttavia cresce, in Itali a, con una velocità superiore a quella degli occupati. E non si tratta ormai più soltanto del caso del Mezzogiorno ma di un fenomeno, lo abbiamo accennato, che investe ormai omogeneamente tutto il paese. Ma è proprio il caso del Mezzogiorno, che è stato per tanti anni il cavallo di battaglia della politica riformista - con i suoi esempi di alleanze con « ceti medi produttivi » ecc. - che sottolinea tutto il fallimento di questa politica, e ci mette in guardia dai pericoli che comporta, per la stessa democrazia (come direbbe Amendola), il proseguire in tale politica bancarottiera. Ma il problema non è tanto quello cli criticare una determinata politica, quanto piuttosto quello di farne crescere e verificare un'altra. Ora, se ci siamo particolarmente soffermati sul fallimento dell'unica politica che poi sia stata effettivamente praticata in Italia da parte del movimento di classe nel suo complesso, è piuttosto per mettere in evidenza il vuoto, cli teoria e di azione pratica, che sta dietro a qualsiasi proposta alternativa. Certo, sarebbe facile dedurre, da quanto più sopra analizzato, che la crisi, non solo più italiana, del sistema delle imprese, impone la soluzione socialista. 60 Biblioteca Gino Bianco

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