prarsi la Snia Viscosa e la Carlo Erba). D'altronde, lo abbiamo visto, la crisi complessiva si rileva sempre più a livello sociale, nell'esportazione di capitale come nella diminuzione della quota di popolazione attiva, nell'intervento dello Stato a sostituirsi al capitale privato e nella crisi, senza fondo, del funzionamento della macchina amministrativo-sociale (dalla scuola agli ospedali, all'assistenza mutualistica ecc.). Orbene, in questa situazione di crisi generale, la risposta all'avversario di classe sembra essersi esaurita , da parte del proletariato, alla fabbrica o, meglio, alla grande fabbrica. Certo, non si possono sottovalutare conquiste, seppure parziali, come quella degli aumenti uguali per tutti: ma, in questo caso, sembra che sia stata la stessa classe operaia , o meglio, le sue avanguardie, ad essersi sostituita ad una funzione eguagliatrice che è stata tipica della borghesia europea ed americana. È not o, o lo dovrebbe essere, come l'egualitarismo salariale sia assai maggiore in paesi come gli USA o l'Inghilterra - ed in genere tutti i paesi del Mec - che in Italia, proprio per quella complessiva arretratezza industriale sulla quale ci siamo cosl a lungo soffermati. La stessa lunghezza ed asprezza dello scontro sui temi salariali è da imputarsi principa lmente, anche qui, all'arretratezza della borghesia italiana: aumenti salariali, infatti, dello stesso ordine di quelli italiani furono ottenuti in tutti gli altri paesi del MEC con costi (ore di sciopero) assai minori. È mancata, invece, la risposta « sociale», sia sul piano sindacale che su quello più propriamente politico, al disegno che la borghesia italiana è andata realizzando nell'ultimo decennio. Dopo le lotte vittoriose del '67-'68 sul problema delle pensioni - lotte che non a caso hanno preceduto l 'offensiva delle grandi fabbriche del '68-'69 - è venuta a mancare, o è stata sconfitta, l'in iziativa sui problemi generali. Quando parliamo di sconfitta intendiamo riferirci, ovviamente, alle lotte, ormai quadriennali, sulle cosiddette « riforme », sia nella primitiva versione centrali zzata che nella successiva articolata per regione . Da questo fallimento (dalla mancanza cioè di concrete realizzazioni politico-contrattuali) è uscita cosl frustrata la domanda, proletaria e popolare, di case a buon mercato, di una cultura scientifica efficiente, di una politica di difesa della salute e, complessivamente, la possibilità di raggiungere livelli di. consumo del capitale sociale paragonabili a quelli degli altri paesi europei. Ci pare anche evidente come il fallimento della lotta per le riforme abbia, in definitiva, consolidato la stessa omogeneità in59 Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==