rialisti. Più recentemente Stalin e Le Duan hanno messo in guardia dal pericolo di scambiare il movimento mondiale rivoluzionario della classe proletaria con il comportamento politico degli operai dei paesi metropolitani. Ovviamente il tipo di sviluppo fondato sulla produzione di beni di consumo e sull'aumento tendenziale del salario reale dell'operaio, ha particolarmente accentuato le basi materiali di una politica di collaborazione di classe nei paesi imperialisti. Ma è l'adesione, spesso esplicita e cosciente, da parte di importanti settori della classe operaia al meccanismo di sviluppo neocapitalista, che ripropone, in termini nuovi, vecchie tensioni e contraddizioni. Gli estremi di età (i giovani e gli anziani), i livelli di scolarizza. zione, la « mansione » espletata, le branche d'impiego, il colore della pelle, il sesso, l'accento, la religione, lo status abitativo ecc.: ecco altrettanti parametri su cui viene fondato il razzismo ed il corporativismo che, da anni, sono diventati costanti nell'atte ggiamento politico e sociale di importanti strati di proletariato europeo-occidentale e nordamericano. Nella formazione sociale italiana, rimasta bloccata al primo stadio dello sviluppo neocoloniale e neocapitalista, l'impatto di queste contraddizioni è stato particolarmente esplosivo. Lo sviluppo numerico del proletariato nella prima fase di espansione ed il suo congelamento nella fase successiva hanno particolarmente inciso sul tipo di lotte e sugli effetti di queste sul blocco borghese. Gli anni '50 avevano visto un progressivo indebolirsi della forza contrattuale della classe operaia - compressa da un lato dal processo di ristrutturazione e di liquidazione di parti consistenti dell'apparato produttivo (soprattutto nella grande industria meccanica) e, dall'altro, dall'ondata migratoria di nuova proletarizzazione particolarmente nei settori in più rapida espansione - e la cacciata del sindacato di classe dalle grandi fabbriche, con la conseguenza di un blocco salariale di fatto. Abbiamo notato come si uscisse da questa situazione attraverso la rottura dell'omogeneità del mercato del lavoro in primo luogo, la ripresa delle lotte di fabbrica e la loro articolazione non soltanto per settore ma, dopo il '62-'63, fabbrica per fabbrica. Paradossalmente possiamo dire che il sindacaso, come potenza contrattuale sia nato in Italia soltanto nei primi anni '60: dato che, fino a quel momento, continuava il processo di accumulazione e di proletarizzazione, i primi obiettivi dell'azione sindacale furono quelli di rompere il blocco salariale e di conquiBiblioteca Gino Bianco 57
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