Classe - n. 7 - luglio 1973

strato sostanziali deviazioni dal loro trend crescente ,. 32 con clletti depressivi sulla domanda interna. Ma quando si opera la disgiunzione fra domanda ed offerta - agli inizi degli anni '60 - se l'andamento del mercato del lavoro non limita più in maniera apprezzabile la dinamica salariale, è la dinamica dell'occupazione (e quindi la massa salariale) che comprime lo sviluppo del reddito . Commentando e correggendo le serie fornite dal Denison, V. Valli 33 ha stabilito che, sul lungo periodo (1950-1966) il contributo dell'occupazione al tasso di sviluppo nazionale sia stato addirittura negativo, pari allo 0,17% annuo. Se a questo andamento interno si aggiunge poi il movimento migratorio verso l'estero - che soltanto l'avversa congiuntura europea e l'accentuata concorrenza del proletariato degli altri paesi del bacino mediterraneo sembrano ormai aver limitato - rest a confermata la sostanziale « perversità », anche dal punto di vista dell'occupazione, del meccanismo di sviluppo italiano. Ma un'ulteriore considerazione si impone: sembra probabile che nei prossimi anni , la valvola di sfogo dell'emigrazione sia destinata a rinchiudersi progressivamente. Non solo, infat ti, nei principali paesi europei ospiti le branche che occupano emigrati saranno quelle a minor sviluppo (l'emigrato lavora quasi esclusivamente alla catena) per effetto dell'aumentata concorrenza americana, ma sugli emigrati italiani - considerati della « prima generazione » - peserà sempre più la concorrenza dei turchi, portoghesi, arabi e neri. È anzi da ricordare che all 'interno della balcanizzazione del mercato del lavoro italiano, un ruolo crescente sarà chiamata a svolgere precisamente l'immigrazione di lavoratori arabi, che già oggi presenta un certo rilievo nelle zone occidentali della Sicilia 34 - in attesa di poter entrare alla catena Fiat! Quest'ultimo elemento conferma, a nostro avviso, come la crisi dell'occupazione in Itali a non sia imputabile a qualche elemento « naturale» (come l'abbondanza della popolazione o la scarsezza di capitali) ma esclusivamente a ragioni sociali, connesse alla produzione capitalistica. In conclusione, quattro elementi cosl disomognei fra di loro· quali una forte propensione all'esportazione di capitali, la stagnazione dell 'occupazione, ragioni di scambio avverse ed infine la diminuzione della popolazione attiva in condizioni di persistente disoccupazione ed emigrazione, testimoniano l'esistenza di un considerevole surplus potenziale - effetto dello sfruttamento capitalistico - che deve in qualche modo essere distrutto e smaltito . No~ è questo certamente un fenomeno tipicamente italiano, ma, 52 Biblioteca Gino Bianco

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