Classe - n. 7 - luglio 1973

di inurbamento, contribuiscono ancora più alla rigidità dell'offerta della forza-lavoro sul mercato urbano-industriale. Paci confronta, a sostegno della sua tesi, l'andamento delle qualifiche dei lavoratori indust riali nell'arco del ventennio 1950-1970: nel primo decennio aumentano le qualifiche « basse » a detrimento di quelle « operai specializzati » e « operai qualificati », mentre il contrario succede nel decennio successivo; mentre, per gli impiegati, si osserverebbe il fenomeno di una diminuzione, piut tosto costante, del peso relativo degli impiegati di 2• a vantaggio delle categorie inferiori. La progressiva « balcanizzazione» del mercato del lavoro - con la costituzione di vere e proprie isole « a-concorrenziali » (i lavoratori occupati nell'ind ustria) - sarebbe cosl da mettere in relazione all'avvenuto passaggio del capitalismo italiano alllJ fase di «maturità» o di sviluppo «intensivo»: è l'ineguaglianza di tale sviluppo che farebbe poi pesare, ad es. nel sud del paese, gli effetti della minore « forza contrattuale » della classe operaia. Gli effetti sono : minore sviluppo delle lotte sindacali che determina una minore importanza delle categorie « elevate » della qualificazione operaia ed il tutto comporta, a sua volta, una mancanza dell 'attenuazione (o della sparizione) della pressione dei disoccupati e sottoccupati sugli occupati. Ma anche quest'ultima « disomogeneità » sarebbe sparita con le lotte dell'ultimo triennio che hanno investito il paese in modo abbastanza omogeneo. Pur lavorando sugli stessi dati, L. Meldolesi"' offre un'interpretazione dell'andamento del mercato del lavoro completamente divergente. L'esercito industriale di riserva avrebbe raggiunto, nel '68, una cifra attorno ai 7 milioni di persone, metà delle quali si trovavano nel sud: da un lato si afferma una nuova tendenza all'aumento della sovrappopolazione latente in agricoltura, dato che ora i « canali di deflusso » si riducono molto (e a tratti sembrano addirittura invertirsi); dall'altro lo scossone che i capitalisti operano sulla struttura occupazionale delle loro aziende (riduzione del lavoro femminile, maggior preferenza per gli operai nel pieno della forza fisica ecc.) porta ad una maggiore espulsione della forza-lavoro « più debole ». che è costrettaad occupazioniirregolario nell'inattività. - Il modo con cui si è superata la crisi del '63 (drastica riduzione degli investimenti e massicci aumenti di produttiv ità ottenuti grazie ad una straordinaria torchiatura dell'operaio occupato) determina la contraddizione oggi fondamentale per il capitalismo i\aliano: esso ha bisogno di più operai nd pieno delle loro capacità produttive rispetto 50 Biblioteca Gino Bianco

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