Classe - n. 7 - luglio 1973

ralizzate richieste di aumenti salariali che hanno effetti largamente dirompenti nella struttura produttiva italiana. Infatti, nonostante gli aumenti salariali siano stati nell'ultimo quinquennio in Italia dello stesso ordine di grandezza - o leggermente inferiori - a quelli degli altri paesi del MEC, essi si ripartiscono su una struttura produttiva maggiormente frammentata. In una situazione in cui il credito per la piccola azienda è estremamente difficile - sia per le politiche governative restrittive del credito, sia per il prevalente impiego del credito per operazioni controllate da grosse imprese - una gran parte delle aziende si trova cosl fortemente sbilanciata dal lato dei costi . Data anche l'altissima concentrazione nel commercio estero, in generale queste aziende, che operano prevalentemente per il mercato interno in condizioni di basse composizioni organiche di capitale e di lavoro, non possono approfittare degli sbocchi internazionali; in tal modo la crisi si estende, provocando un'ulteriore diminuzione della domanda di beni di investimento e, quindi, deprimendo ancor più domanda aggregata ed investimenti. A ciò si deve aggiungere un fenomeno che, lungi dall'essere specificamente italiano, si riscontra e si va sempre più diffondendo nei più dinamici poli di sviluppo. La grande impresa - ed in particolare quelle possedute dagli americani - per esigenze di profitto, tende a decentrare parti anche rilevanti della produzione in aziende esterne. L'indagine del Mediocredito sulla piccola e media azienda 28 ha posto in evidenza la straordinaria importanza che ha per l'Italia il problema delle imprese che lavorano in appalto e subfornitrici di altre (grandi) imprese. In genere le aziende ad elevata composizione di forza-lavoro tendono a decentrare nel ghetto del lavoro in appalto tutte le lavorazioni a basso valore aggiunto (tipico è il caso dell'IBM) ; al contrario imprese come la FIAT, la Necchi o la Borletti - tendono a decentrare quelle lavorazioni che esigono maggiore qualificazione e maggior salario proprio per poter comprimere i costi. Gli appalti ed il lavoro a domicilio diventeranno caratteristica della struttura produttiva italiana nell'ultimo scorcio degli anni '60, accentuando e riproducendo cosl la frammentazione produttiva dell'industria. Particolare interesse desta il problema del lavoro a domicilio - circa 1.500.000 secondo le stime del sindacato e circa 300.000 nella sola Lombardia - dell'occupazione precaria in agricoltura (il 36% del totale secondo il Censis) e della doppia occupazione. Se queste forme di attività-rifugio possono far nascere il sospetto che si tratti di « sopravvivenze " pre-capitalistiche e effetto del 48 Biblioteca Gino Bianco

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