ralizzate richieste di aumenti salariali che hanno effetti largamente dirompenti nella struttura produttiva italiana. Infatti, nonostante gli aumenti salariali siano stati nell'ultimo quinquennio in Italia dello stesso ordine di grandezza - o leggermente inferiori - a quelli degli altri paesi del MEC, essi si ripartiscono su una struttura produttiva maggiormente frammentata. In una situazione in cui il credito per la piccola azienda è estremamente difficile - sia per le politiche governative restrittive del credito, sia per il prevalente impiego del credito per operazioni controllate da grosse imprese - una gran parte delle aziende si trova cosl fortemente sbilanciata dal lato dei costi . Data anche l'altissima concentrazione nel commercio estero, in generale queste aziende, che operano prevalentemente per il mercato interno in condizioni di basse composizioni organiche di capitale e di lavoro, non possono approfittare degli sbocchi internazionali; in tal modo la crisi si estende, provocando un'ulteriore diminuzione della domanda di beni di investimento e, quindi, deprimendo ancor più domanda aggregata ed investimenti. A ciò si deve aggiungere un fenomeno che, lungi dall'essere specificamente italiano, si riscontra e si va sempre più diffondendo nei più dinamici poli di sviluppo. La grande impresa - ed in particolare quelle possedute dagli americani - per esigenze di profitto, tende a decentrare parti anche rilevanti della produzione in aziende esterne. L'indagine del Mediocredito sulla piccola e media azienda 28 ha posto in evidenza la straordinaria importanza che ha per l'Italia il problema delle imprese che lavorano in appalto e subfornitrici di altre (grandi) imprese. In genere le aziende ad elevata composizione di forza-lavoro tendono a decentrare nel ghetto del lavoro in appalto tutte le lavorazioni a basso valore aggiunto (tipico è il caso dell'IBM) ; al contrario imprese come la FIAT, la Necchi o la Borletti - tendono a decentrare quelle lavorazioni che esigono maggiore qualificazione e maggior salario proprio per poter comprimere i costi. Gli appalti ed il lavoro a domicilio diventeranno caratteristica della struttura produttiva italiana nell'ultimo scorcio degli anni '60, accentuando e riproducendo cosl la frammentazione produttiva dell'industria. Particolare interesse desta il problema del lavoro a domicilio - circa 1.500.000 secondo le stime del sindacato e circa 300.000 nella sola Lombardia - dell'occupazione precaria in agricoltura (il 36% del totale secondo il Censis) e della doppia occupazione. Se queste forme di attività-rifugio possono far nascere il sospetto che si tratti di « sopravvivenze " pre-capitalistiche e effetto del 48 Biblioteca Gino Bianco
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