Classe - n. 7 - luglio 1973

l'importanza del settore edilizio. Infatti la rigidità interna del sistema cli potere porta la borghesia italiana a respingere il capitale nuovo ed il capitale cli rischio. t noto come le imprese, in Italia, preferiscono non farsi quotare in borsa per evitare modifiche proprietarie; dal loro canto le società quotate in borsa tendono a sfuggire, per la stessa ragione, l'emissione cli nuove azioni. Le aziende ricorrono sempre più , per il loro finanziamento, ai prestiti obbligazionari od indebitandosi con le banche e con !'IMI che, a loro volta, si rifanno emettendo altre obbligazioni. Ne è risultato che fra il '58 ed il '68 le azioni sono discese dal 33,7% al 13,4% del totale delle emissioni; nel '71 la quota è del solo 16,2%. Dunque nonostante la borsa italiana assicuri i rendimenti più elevati d'Europa 24 anche in anni di « vacche magre », per il capitale « nuovo » e cli rischio non c'è nulla da fare. Restano allora due sbocchi: la « fuga » all'estero o, se patriottico , il rifugio nell'eclilizia. Negli ultimi dieci anni, perciò, il settore eclilizio è stato una vera e propria ancora cli salvezza per il capitalismo italiano, al riparo sia dal rischio dell'intervento statale che da quello dell'ingresso del capitale straniero. Non solo, man mano che nei portafogli delle finanziarie e poi, via via, cli tutti i grandi monopoli, le azioni delle immobiliari sostituiscono quelle delle elettriche, si espande, anche all'estero, l'industria italiana delle costruzioni. Le società immobiliari diventano cosl, assieme alla Fiat e prima della Pirelli, le uniche « multinazionali » italiane. L'investimento edilizio e nelle costruzioni diventa cosl la valvola cli sicurezza della borghesia italiana: dopo il '63, abbiamo visto, la quota dell'investimento edilizio cresce e supera per vari anni quella per macchinari ed attrezzature. Al contempo, fenomeno unico in Europa, la quota dell'investimento statale nell'edilizia diminuisce, fino a diventare, nel '71 soltanto il 3,6% del totale. Non pensiamo sia necessario, a questo punto, soffermarci a lungo per sottolineare la coerenza dell 'intero quadro sociale. Divisione internazionale del lavoro e subordinazione ai poli esterni, monolitismo di potere interno e sviluppo dell'industria della rendita fondiaria, arretratezza della struttura industriale e polarizzazione attorno a due o tre gruppi dominanti all'interno e che mostrano sempre più la corda sui mercati stranieri, ecco, in breve, il risultato dello sviluppo « neocapitalista e neocoloniale » all'italiana. A questa struttura si salda il potere politico che la garantisce. Ecco allora il CIPE e la GEPI, il « parere cli conformità » ad un aborto di programmazione naziçmale per i grandi monopoli ed il salvataggio clientelare 42 Biblioteca Gino Bianco

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