Classe - n. 7 - luglio 1973

suno. Come nessuno direbbe che la società romana era in embriODe mercantile o oddirittura capitalistica, perché non le erano sconosciuti e la merce e il denaro. Il fatto è che mai nessun modo cli produzione dominante è stato anche esclusivo; il fatto è che laddove il capitalismo è modo di produzione dominante, anche la schiavitù, la rendita, ecc., sono tanto poco « residui ,. di « schiavismo ,. o cli « feudalesimo » quanto il salario, il profitto, e la merce. È vero dunque che il proletariato deve (sempre) far sue rivendicazioni non immediatamente socialiste, e in questo senso democratico-borghesi; è vero che il proletariato è la sola forza sociale capace anche cli realizzare riforme non socialiste, e in questo senso democratico-borghesi. Ma non già perché la rivoluzione borghese sia (in un qualsivoglia anello della catena imperialista) ancora incompiuta, e perché la borghesia sia impotente a portarla a compimento. Questo punto fermo nella strategia proletaria (farsi carico cli rivendicazioni non proletarie) deriva dall'applicazione non della teoria (della successione) dei modi cli produzione, ma dalla teoria della rivoluzione ininterrotta per tappe, e appartiene alla strategia di alleanze che ne consegue. Come nessun modo di produzione esiste mai allo stato puro, cosl non vi è mai una società capitalistica « pura » a due classi, borghesia e proletariato. Per questo il proletariato non può liberare se stesso, se non liberando al tempo stesso anche vaste masse non proletarie e tuttavia oppresse dal capitalismo (e che il capitalismo non può eliminare dal suo corpo). Per questo il proletariato non può liberarsi senza trascinare nella lotta rivoluzionaria, al suo fianco e sotto la sua egemonia, queste masse; e non può riuscire in ciò senza far sue le rivendicazioni (non socialiste) corrispondenti alle esigenze fondamentali di queste masse. In questo senso vi è sempre stata una tappa democratico-borghese in tutte le rivoluzioni proletarie (proletarie, perché dirette dal proletariato ). E in questo, e non altro, senso il proletariato solo può (non compiere la rivoluzione della borghesia, ma) concludere la tappa democratico-borghese della sua propria rivoluzione. Questo è il senso che, mi pare, deve essere attribuito alla « svolta democratica ». Vi è però un altro aspetto della questione. Su quali forze sociali deve fondarsi il governo di svolta democratica? Su quali forze politiche? Lp. parola d'ordine di svolta democratica si trova sempre affiancata & quella dell' « incontro fra le tre componenti del movimento operaio e popolare italiano: comunista, socialista, e cattolica ». A quale delle due domande ora poste intende rispondere 394 Biblioteca Gino Bianco

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