Classe - n. 7 - luglio 1973

e del mobilio in legno. Una considerazione, dunque, già ora si impone : rispetto agli altri paesi capitalistici avanzati, la struttura dell'occupazione italiana è prevalentemente concentrata in settori produttivi vecchi - e quindi con una domanda interna od internazionale declinate o stagnante - o, nei settori più moderni, in produzioni caratterizzate da un valore aggiunto relativamente basso (automobili contro aeroplani, chimica di base contro chimica farmaceutica ecc.): i dati della distribuzione del valore aggiunto sui vari settor i produttivi rispecchiano fedelmente questa situazione accentuando le distorsioni e le arretratezze dell'industria italiana per effetto dei salari relativamente più bassi proprio in questi settori dove l'Italia ha relativamente una manodopera più numerosa. Ma una vera e propria radiografia della struttura industriale italiana si ha soltanto esaminando la situazione attuale e lo sviluppo delle imprese per classi d'ampiezza. Qui si possono osservare, in modo particolarmente convincente, le diversità strutturali fra le economie imperialiste di tipo neocapitalista e quelle come la italiana. Secondo l'inchiesta industriale del 1963, eseguita dall'OCSE, in Italia esistevano ben seicentomila stabilimenti industriali (manifatturierij, contro i trecentomila degli USA, i quattrocentoquarantamila della Germania e i trecentottantamila della Francia; di questi, in Italia, cinquecentoquarantamila hanno meno di 10 addetti, mentre negli USA solo la metà sono in questa classe ed in Germania 1'80% circa. Al contrario l'Itali a ha solo 5.668 stabilimenti con più di 100 dipendenti, contro i 7.527 della Francia, i 13.996 della Germania e i 14.812 dell 'Inghilterra e i 15.000 circa del Giappone; infine per quanto riguarda il numero di unità locali con più di 1.000 addetti (la « grande industria capitalistica »), la Germania ha ben 1.074 stabilimenti, l'Inghilterra 906, mentre la Francia e l'It alia seguono con 448 e 274 rispettivamente. La situazione delle dimensioni d'impre sa nel settore commerciale è talmente nota che ci esime dal commentarla particolareggiatamente. A livello d'impresa possiamo confrontare la situazione italiana •- (del 1961, non essendo ancora disponibili, dopo due anni, i risultati del censimento) con quella francese e tedesca, sempre per l'industria manifatturiera. Orbene, in Italia solo il 21,7% degli occupati lavora in imprese con più di 1.000 addetti, contro il 34 e 36% in Francia e Germania, mentre l'inverso succede per gli occupati in aziende con meno di 1 O addetti, che sono il 27 % in Italia, il 9% in Francia e il 2% in Germania: quest'ultima con una struttura · occupazionale molto simile a quella degli USA. Ma se Bibliot Jt a Gino Bianco

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