Classe - n. 7 - luglio 1973

pone certo come esempio, o alternativa, milanese al polo della Montedison . I nomi dei padroni vanno ricercati altrove, fuori dei privati che, con la chimica e le automobili - con annessi e connessi - sem• brano esaurire il genio italico in campo industriale e finanziario . Abbiamo già accennato allo straordinario sviluppo deJle partecipazioni statali nell'ultimo decennio che passano ad occuparsi di set• tori fino allora appannaggio esclusivo di gruppi privati, italiani o stranieri: è il caso dell'alimentare (Motta ed Alemagna) , della distribu zione (gruppo SME), dell 'ele ttronica, dell 'edilizia (Italiana Con• dotte Acqua), dei tessili e delle confezioni (Lanerossi, Lebole ecc.). Nel '63 fra le prime 200 imprese italiane, 21 erano a partecipazione statale; nel '69 erano salite a 47 e rappresentavano ben il · 32% dell'inter o fatrur ato. C'è di più, le finanziarie dello Stato sono riuscite a penetrare, ed in posizione di comando, nel sancta santorum del capitale italiano, la Montedison. Ormai il capitale di Stato è riconosciuto come una potenza dalla grande finanza italiana, i suoi uomini siedono nei consigli d'amministrazione dei gruppi pri - vati a pieno diritto. In tal modo, tr amite il capitale di Stato, si è venuto sviluppando uno dei più interessanti fenomeni post-elettrici, e cioè la progressiva « politicizzazione » - prevalentemente uomini della DC e delle sue correnti - del gran de capitale italiano. Ma i padroni di Stato sono anche altri e due in particolar modo sono importanti: l'IMI e la Mediobanca. Ambedue, approfittando dei dissesti frequenti nel mondo imprenditoriale italiano, si sono assicurate ghiotte part ecipazioni di capitale azionario; basterà di ricordare per la prima !'Olivetti, la Zanussi (l 'ente di Stato ha anche contrattato, in questi casi, la parziale svendita a gruppi esteri delle aziende nazionali ), la Montedison, per trala sciare le minori; la seconda , presente con quote spesso importanti in tutti i principali gruppi italiani, gioca un importante ruolo di collegamento e mediazioni fra pubblici e privati. Un ultimo padrone, più misterioso, sono le banche ; dopo la - grande crisi del '29-'33 si era spezzato il legame fra banca ed industria anche a livello istituzionale, ma, stando ai bilanci delle maggiori aziende italiane, negli ultim i quattro anni i debiti a lunga e media scadenza si sono talmente dilatati da far pensare che le principali banche (pubbliche, semipubbliche e private) siano entrate in modo massiccio nei centri decisionali dell'industria italiana . Concludiamo su questi punti: il capitale italiano, pur attraverso vicissitud ini varie come il fascismo, la guerra, la nazionalizzazione 32 Biblioteca Gino Bianco

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