Classe - n. 7 - luglio 1973

ché non veniva loro pagato l'intero importo dd cottimo . Il Marzotto, venuto a conoscenza del nome di alcuni di questi giovani operai, li licenziò con un « buon servire ,. perché se ne andassero dal paese. Tutti i giovani scesero in lotta , ma furono sconfitti"'°. Sempre di quest'anno è il licenziamento di un attivista socialista e delle sorelle di una ragazza che aveva testimoniato a favore in un processo contro il « Giornale Visentin » 41 • Nel 1910 entrano in lotta le operaie, multate per macchie riscontrate nei tessuti che lo stesso Marzotto riconoscerà poi involontarie; le multe però non verranno risarcite 42 • Nel 1914, dopo le elezioni, la retribuzione per la lavorazione dei panni militari viene diminuita; gli operai vengono posti di fronte al dilemma della diminuzione della paga o della disoccupazione 43 • Ci è sembrato opportuno fare questo elenco schematico per evidenziare la forte azione repressiva del Marzotto in risposta alle lotte operaie che, di contro, sono sporadiche e su rivendicazioni minimali, oltre che circoscritte a piccoli gruppi di operai. Queste caratteristiche sono soprattutto riconducibili ad una totale mancanza di coscienza di classe, che porta gli operai a non riconoscere i loro problemi come generali di tutta la loro classe sociale, riconducibili quindi sempre alla matrice comune della divisione classista della società e del conseguente sfruttamento capitalistico. A nostro giudizio la visione soggettiva e particolaristica dei problemi, che hanno gli operai valdagnesi, è da ascrivere ad una serie di fattori tipici di una comunità che non ha avuto uno sviluppo culturale e sociale in accordo con lo sviluppo della sua (unica) industria. Il persistere di valori di tipo rurale porta ad una visione del rapporto di lavoro e dei rapporti sociali basata sempre su relazioni di tipo interpersonale, tra operaio e operaio e tra operaio e padrone. Si viene cosl a trasferire nella realtà industriale un tipo di rapporti e di valori propri del mondo contadino. La solidarietà in fabbrica non è quindi una solidarietà di classe, ma ricalca quella solidarietà di parentela e di vicinato che è tipica delle comunità rurali, basata su semplici interessi economici o sociali, ma mai finalizzata a scopi organizzativi volti ad un generale miglioramento dell'intera classe. • Il comportamento stesso del padrone, che non ha con la forza. lavoro un rapporto « formale », ma evidenzia una certa familiarità nei suoi contatti con gli operai, crea una soggezione quasi filiale, imponendo il formarsi di rapporti associativi. Si ha pertanto in ogni controversia di lavoro una identificazione, da parte del singolo ope- . 1328 G. s· B1b1oteca ,no 1anco

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