Classe - n. 7 - luglio 1973

modernizzazione anche manageriale della finanza italiana, ed è tornato in America, cercando di svendere la Sviluppo e la Pacchetti, le sue due maggiori realizzazioni: le due sconfitte che ha sublto nella doppia scalata alla Bastogi, prima da parte di Pesenti e poi di Cefis, sono piuttosto indicative della « nouvelle vague » della borghesia italiana. Ma le stesse finanziarie sembrano oggi aver perduto gran parte della loro importanza, almeno cosl è per la Bastogi e la Centrale: esse restano comunque rilevanti per lo stretto intr eccio che presentano fra capitale immobiliare e speculativo e quello industriale. L 'altro polo di attrazione del capitale italiano è la Fiat, con le sue Finanziarie (IFI ed !FIL) e con la SAI. Certo le partecipazioni della Fiat sono cambiate, rispetto a dieci anni fa: è vero che sono diventate, dal punto di vista industriale, più omogenee (per esempio svendendo la Ferrania alla 3M e la RIV all'SKF, e prendendo in regalo la Lancia da Pesenti); ma, nello stesso tempo, sembra che l'equilibrio si sia spostato più verso iniziative di tipo speculativo (le partecipazioni alle autostrade che hanno spianato la strada verso il ghiotto mercato della speculazione fondiaria) che di tipo industriale. Gli interventi « esterni » al ciclo delle automobili e delle autostrade - quali le partecipazioni alla Montedison, alla Bastogi o alla Pirelli - sembrano dettati ormai più dalla necessità di pesare politicamente in certi centri di potere e cautelarsi contro mosse avventate da parte dei « cugini » di Milano, piuttosto che quello di svolgere un ruolo di gestione attiva di questa parte, piuttosto sconquassata, del capitale italiano. Piuttosto, negli ultimi anni, l'interesse della Fiat sembra essere stato quello da un lato di consolidare la sua partecipazione al mercato dell'automobile, cercando di internazionalizzarsi (accordi con Michelin per la partecipazione alla Citroen; fabbriche all'estero ecc.) e, dall'altro di diversificare la propria attività in previsione di tempi duri per l'automobil e. Si è cercato, dunque, da un lato di entrare in altri mercati promettenti, magari in posizione di secondo piano, come le partecipazioni ad imprese aeronautiche e per reattori o e caldaie nucleari, dall'altro piuttosto che vendere automobili cominciare a vendere fabbriche di automobili . •Anche la Pirelli, come gruppo, ha cercato di internazionaliz zarsi, prima con un decentramento produttivo nei paesi di capitalismo periferico, poi con l'accordo finanziario con la Dunlop; ma oggi padron Pirelli, che in due anni è riuscito quasi a dissestare la sua azienda e la sua consociata, ha pochissimo da insegnare e non si Biblioteca Gino Bianco 31

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==