nella sconfitta dei gruppi elettrici la possibilità di dare un volto nuovo al capitalismo italiano, instaurando al suo interno nuovi metodi di gestione e di intervento, spezzandone il monolitismo e le rigidità, offrendo una leadership protesa più verso posizioni di sviluppo industriale che occupata a tagliar cedole e a dosare partecipazioni nei vari gruppi finanziari, più orientata, infine, a conquistare i mercati esteri che a saccheggiare quelli interni. Bisogna ricordare che quando si parla della nazionalizzazione degli elettrici si intende che era implicito in essa una profonda ristrutturazione del grande capitale, delle stesse dimensioni di quella seguita alla grande crisi. Per fare un solo esempio il maggiore degli elettr ici, la Edison, era presente con posizioni spesso prevalenti, in campi come la produzione chimica, nel settore siderurgico, elettro- · nico ed elett romeccanico, in quello dei trasporti pubblici, del vetro, delle fibre artificiali, del cemento e delle miniere. Nel suo consiglio di amministrazione erano presenti uomini come Pirelli, Borletti, Falck, Motta, Radice Fossati; nella consociata Edisonvolta, troviamo Pesenti, Gavazzi, Necchi e Crespi. Nell'asfittico capitalismo italiano, gli elettrici ed il Vaticano (attr averso l'I stituto Opere di Religione e la Generale Immobiliare - nella quale troviamo fianco a fianco Valletta e Pesenti! -) rappresentano quanto di più moderno vi era in fatto di management, le rotelle che facevano funzionare il tutto. Era dunque logico aspettarsi dalla nazionalizzazione - e di Il a qualche anno dalla smobilitazione dei beni del Vaticano - la nascita di un nuovo equilibrio dinamico che adeguasse le strutture anche formali del padronato italiano all'impetuoso processo di sviluppo. Vi è inoltre un altro aspetto della questione che bisogna tener presente, per valutare correttamente l'impor tanza della posta in gioco: nonostante che durante tutti gli anni '50 i tassi di autofinanziamento fossero altissimi nell'indu stria italiana (e per i salari da fame, e per l'uso indiscriminato dei « fondi pensione ,. come mezzo di finanziamento e per l'uso generalizzato della frode fiscale), • la separazione fra industria e banca - lascito del '29 - permetteva alle imprese elettrice (Edison, Sade, La Centrale, Bastogi) di risolvere, per conto di tutta la grande industr ia italiana, il problema del reperimento del capitale di «risc hio »: perciò gli elettrici avevano i loro uomini nelle principali imprese italiane, e viceversa. Troviamo quindi Fumi alla Fiat e alla Edison, Torchiani alla Edison e alla Montecatini, Pirelli alla Edison e alla Pirelli, Pesenti all'Italcementi e dappertutto. 28 Biblioteca Gino Bianco
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