Classe - n. 7 - luglio 1973

gli sconquassi della « grande crtst » ebbero un effetto di liberare il capitale finanziario dalla tutela di quello bancario; ma, al contempo, rafforzarono le caratteristiche monopolistiche e centralizzate del potere economico del grande capitale: gli anni dell'autarchia, se parzialmente furono l'effetto delle scelte operate dai grandi gruppi per isolarsi dalla concorrenza internazionale, d'altro lato non fecero che rafforzare questa struttura. La guerra lascerà intatta questa struttura di potere: la pratica delle partecipazioni incrociate - che fece definire il capitale finanziario it aliano come « incestuoso > dall'aulico « Economist » - garantiva, da un lato, una relativamente grande stabilità delle rispettive fette di potere e garantiva contro l'intrusione di qualche . outsider; dall'altro lato a questa pratica si sovrapponeva quella degli incroci personali e familiari fra i gruppi, più discreti e sfuggenti , assai più facili da consolidare e da controllare. Ovviamente il nuovo tipo di sviluppo che il dopoguerra (ed in particolare l'ingre sso nel MEC) indurrà - e che abbiamo definito come neocapitalista e neocoloniale - modifica in qualche modo il rapporto fra i diversi gruppi. Assistiamo ad un grande sviluppo di quelli che si basano su industrie che producono beni di consumo: in Ita lia, nell 'attesa che nasca l'indu stria degli elettrodomestici, questa si chiamerà Fiat. Sarà lo straordinario sviluppo del ciclo delle automobili che realizzerà il sogno, mai finora realizzato, della parte più illuminata della borghesia italiana di darsi un'industria nazionale autosufficiente dell'acciaio e del petrolio. L'Italsider e l'ENI saranno creature più dello sviluppo della Fiat che di scelte particolarmente illuminate del governo italiano; ma anche il contrario è vero: senza acciaio e petrolio a buon mercato e assicurati, niente automobili, niente autostrade, niente sviluppo economico. Acciaio e petrolio a ciclo integrato: per raggiungere questi obiettivi (che, vedremo in seguito, saranno i soli raggiunti dal capitalismo italiano) qualche posizione di monopolio di secondaria importanza deve essere rotto, qualche posizione di potere scalfita o ridimensionata. Sa- •• ranno le « 7 sorelle » e la Falck a farne le spese, almeno lungo gli anni '50. Ma sarà precisamente lo sviluppo di un settore moderno e capitalistico come quello dell'auto - e con tutte le implicazioni industrializzanti che esso comportava - ad imporre una certa qual redistribuzione delle carte all'interno dei gruppi dominanti della borghesia italiana. È nota la grande importanza, politica prima che economie.I,l che la Confindustria ha avuto lungo tutto il decennio 26 Biblioteca Gino Bianco

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