Classe - n. 7 - luglio 1973

zione dei principali beni di investimento, o acquistando le aziende nazionali (nel campo dei calcolatori, dei materiali fotosensibili, dell'elettromeccanica pesante, dei cuscinetti a sfera ecc.), o sottomettendole attraverso le licenze ed i brevetti o, attraverso le filiali delle imprese americane, intensificando la concorrenza e liquidando economicamente le più deboli. La politica dei governi nazionali, di centro-sinistra - al contrario di quella francese, tedesca e perfino inglese, per non parlare poi dei giapponesi -, fu di completa acquiescenza di fronte all'offensiva americana. In un paio d'anni vennero cosl liquidate - dal '63 al '65 - tutte le possibilità di un autonomo sviluppo della borghesia nazionale, proprio quando la crisi delle imprese, che fino ad allora avevano trascinato lo sviluppo, imponeva la necessità · di cambiare decisamente la struttura produttiva nazionale. Ovviamente questa non fu una scelta soggettiva, dovuta alla cattiva volontà degli industriali o del governo. Le radici profonde di questa scelta - che non fu solo quella di assumere una posizione debole ed arretrata nella divisione internazionale del lavoro, ma anche quella di un certo tipo di sviluppo interno - vanno cercate nella composizione e nella struttura della grande borghesia italiana che proprio in quegli anni andava incontro ai mutamenti più grossi della sua storia. La struttura economica e sociale del capitale italiano. Vi è un mito, altamente diffuso agli inizi degli anni '60 dagli apologeti del neocapitalismo e ripreso sul finire degli stessi anni dai « gruppi », che maschera la realtà e le contraddizioni del capitalismo italiano: vi sarebbe un'ala «avanzata» (variamente definita come quella tecnologicamente avanzata, multinazionale ecc.) ed un'ala «arretrata» o «parassitaria» (l'edilizia, l'Italcementi, i tessili ecc.). Per quanto andremo svolgendo della nostra argomentazione, e cioè che all'interno della formazione sociale del capitalismo italiano • si è fatta esplosiva la conttaddizione fra struttura monolitica di potere della borghesia (ed in particolare il tipo di assetto proprietario all'interno di questa) e struttura industriale produttiva , è necessario rifarci ad alcuni momenti della storia interna - purtroppo cosl male e poco studiata - della grande borghesia italiana. Da un esame veloce della struttura proprietaria del grande capitale industriale e finanziario italiano, scaturiscono preziosi de24 Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==