smobilitazione di fabbriche, gli alloggi, i trasporti, le sruole, ecc.). Abbiamo lavorato con fabbriche in cui esisteva ancora la vecchia commissione interna e gli operai, benché sottoposti ad uno sfruttamento bestiale, erano fermi alla monetizzazione della nocività e del rischio. In queste situazioni il nostro intervento ha puntato soprattutto a battere lo scissionismo ed a dimostrare la necessità di costruire le strutture sindacali di base. Attraverso volantinaggi e comizi, con l'esposizione di mostre fotografiche sulla salute abbiamo propagandato alcune questioni fondamentali: le condizioni di nocività ed il loro rapporto con l'organizzazione capitalistica del lavoro, il ruolo antioperaio svolto molto spesso dai medici di fabbrica, dall 'ENP I e dall'INAIL , la necessità che i lavoratori si mobilitino per difendere la propria salute. Il nostro impegno, anche dove non ci ha portato ad immediate iniziative di lotta, ha però stimolato gli operai a discutere questi problemi ed a darsi i primi strumenti politici ed organizzativi per affrontarli. Altrove invece la situazione era molto diversa: i lavoratori erano saldamente organizzati e consapevoli dei nuovi orientamenti del sindacato sull'ambiente di lavoro. Qui il nostro obiettivo era quello di iniziare subito delle esperienze di indagine e di mobilitazione sul diritto alla salute, di fare della lotta contro la nocività l'aspetto portante delle vertenze aziendali in atto. Abbiamo tenuto numerose riunione con i Consigli, siamo intervenuti nelle assemblee di fabbrica; da questo dibattito sono usciti questionari ed inchieste di massa per gruppi omogenei, piattaforme rivendicative elaborate assieme ai lavoratori, precise iniziative di lotta. L'inchiesta di massa è il punto di partenza di tut te le esperienze di lotta contro la nocività. Soltanto a partire da questa indicazione generale è possibile impostare correttamente i metodi di intervento all'interno della fabbrica, individuarne tutte le fasi intermedie, giungere a proporre iniziative di lotta che corrispondano e sintetizzino realmente le esigenze e la volontà di tutti gli operai. È impossibile infatti lottare sui temi dell'ambiente di lavoro, elaborarne quindi piattaforme rivendicative, scegliere gli obiettivi di lotta, senza conoscere il processo produttivo , le singole fasi della produzione, reparto per reparto. È evidente però che questa conoscenza non deve limitarsi alla constatazione tecnica, ma di essa occorre servirsi per rendere gli operai più coscienti delle loro contraddizioni con l'organizzazione capitalistica del lavoro; deve diventare stru~ento di propaganda per chiarire a tutti che non è possibile difendere la propria salute finché il modo di produrre nella 220 Biblioteca Gino Bianco
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