Classe - n. 7 - luglio 1973

trale di speculazione finanziaria: l'attività scientifica spesso non è che un comodo paravento per coprire ogni sorta di intrallazzo. Molti istituti sono dotati di attrezzature di avanguardia e impiegano decine di ricercatori esperti; ma l'asservimento della sperimentazione scientifica agli interessi dei monopoli fa sl che queste possibilità vengano sprecate e distorte. Nessun istituto, ad esempio, affronta nei suoi programmi di lavoro i problemi posti dalle condizioni di salute e di vita dei lavoratori: la nocività in fabbrica, la prevenzione degli infortuni e delle malattie , l'inquinamento. I laboratori funzionano per sperimentare le migliaia di farmaci inutili che le case farmaceutiche sfornano sul mercato, o per accertare che l'ennesima marca di acqua minerale è batteriologicamente pura e ha proprietà terapeutiche meravigliose. L'industria con i suoi fini ristretti e le sue esigenze di profitto, condiziona i contenuti e i metodi della ricerca, la costringe ad un ruolo parassitario e socialmente inutile; chi ricava quattrini da queste operazioni non sono solo i monopoli, ma anche i baroni e i direttori di istituto, che contribuiscono con il lavoro mal remunerato degli assistenti e con la propria « dignità scientifica ». Anche l'insegnamento risente di questa organizzazione reazionaria. La salute è indubbiamente un problema sociale, poiché la maggior parte delle malattie ha origine dallo sfruttamento cui sono sottoposti i lavoratori in fabbrica e nella società. La medicina deve, in primo luogo, studiare i rapporti che esistono tra la malattia e le condizioni di vita e di lavoro delle masse ed intervenire soprattutto nel terreno della prevenzione. Qualunque impostazione scientifica che non parta da questo presuppost2, ha inevitabilmente un carattere reazionario e mira a nascondere e a lasciare inalterate le cause reali dell'attacco alla salute. È esattamente quello che avviene nelle facoltà di medicina: la malattia viene studiata come un fatto individuale ed astratto, il suo rapporto con la realtà materiale e sociale in cui vivono le masse è considerato puramente casuale. I programmi sono molto estesi e nozionistici: vengono trattate, fin rn;i minimi dettagli, forme morbose rarissime e praticamente scompatse, mentre le malattie professionali vengono affrontate solo nel corso di medicina del lavoro. Quest'ultimo , poi, è considerato facoltativo, cioè è possibile laurearsi senza averlo seguito; cosl dalla nostra facoltà può benissimo uscire un medico che non ha mai sentito parlare di silicosi o di saturnis~o. Ma anche se lo studio delle malattie professionali venisse reso Biblioteca Gino Bianco 213

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