Classe - n. 7 - luglio 1973

La situazione della Facoltà. I giornali riportano quasi quotidianamente le lamentele di tutti, studenti e docenti, democratici e reazionari, sullo stato disastroso in cui versa la facoltà di medicina. Mancano le aule e i docenti, e cosl migliaia di studenti non possono frequentare le lezioni. Le esercitazioni non si tengono, e soprattutto, è quasi assente l'esperienza pratica sui malati, riservata ai pochi fortunati che, grazie a conoscenze personali, riescono ad attaccarsi al camice di qualche primario . L'università non fornisce • alcun sussidio, non orienta neppure lo studio: la maggioranza degli iscritti è formata da autodidatti, che imparano poche cose nei libri e vengono in facoltà poche volte all'anno per sostenere gli esami ed espletare le pratiche burocratiche. Ma di chi è la colpa di tutto ciò? Nonostante il vertiginoso aumento delle iscrizioni, il governo non ha stanziato una lira per accrescere le attuali stru tture ; il suo intervento si è limitato a revocare gli incarichi di insegnamento a numerosi docenti democratici; col risultato di rendere ancora più precaria l'attività didattica. Il Consiglio di Facoltà ha sperperato miliardi per costruire istituti e laboratori che lavorano su commessa esclusiva de!Yindustria e in cui gli studenti non possono mettere piede; si è opposto al progetto di convenzionare nuovi ospedali con l'univer sità ed è riuscito finora a bloccare la costruzione del nuovo Policlinico che potrebbe accogliere oltre gli studenti, anche le centinaia di lavoratori respinti all'accettazione o costretti a farsi ricoverare nei corridoi di Niguarda e delle altre cliniche milanesi. La DC vuole opporsi con ogni mezzo alle conquiste strappate dalle lotte studentesche ; il suo obiettivo è quello di impedire a migliaia di giovani di raggiungere la laurea, di fare nuovamente di medicina una facoltà per i figli dei ricchi. Il costo degli • studi resta sempre molto elevato; ogni anno, tra tasse e libri si dovrebbero spendere più di 200.000 lire. Oggi poi, con l'istituzione del settimo e dell'ottavo anno il governo instaura di fatto il numero chiuso e tenta di rendere la facoltà inaccessibile ai giovani più disagiati. Le autorità accademiche e i baroni sono i principali interpreti di questç, tentativo di restaurazione; sono i loro centri di potere reazionario a dettare le scelte politiche e scientifiche dell'università. La facoltà di medicina si è ormai trasformata in una grossa cen212 Biblioteca Gino Bianco

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