Classe - n. 7 - luglio 1973

rustica » e « architettura », poiché si è scoperto che la contaminazione dei tradizionali ambiti chiusi disciplinari della Facoltà, prevalentemente di genere compositivo-archiettonico, con le problemati• che sociali poste dal movimento operaio ha avuto come tramite più efficace un determinato modo di insegnare l 'urbanistica man mano impostosi nella sede 41 • Se questo obiettivo fosse raggiunto sarebbe più facile esorcizzare il ruolo egemone che stavano assumendo le scienze umane come parte della scienza della società 42 e ristabilire con la forza dei due distinti piani di studio il dominio delle discipline « esatte », « neutrali », fondato sulla divisione del sapere. Sembra riaffiorare la proposta del 1966 fatta dalla Commissione per la Riforma delle Facoltà di Architettura, ma, mentre allora la proposta era funzionale alla rendita parassitaria dell'intervento edilibrio spezzettato in una miriade di singoli episodi, oggi essa può suscitare alleanze con i monopoli che entrsno nel settore edilizio (Montedison, SIR, FIAT , IRI, ecc.), e più in generale con il capitale che può trovare negli interventi territoriali su ampia scala, quali prevede la programmazione, il nuovo e coerente livello di riproduzione della rendita. Cosi alla Facoltà di « ingegneria del territorio » spetterebbero mere funzioni di supporto tecnico ad un disegno che alla fine è di controllo monopolistico generalizzato dell'insediamento umano sul territorio, mentre alla facoltà di « edilizia » spetterebbe la sola risposta tecnologica alla domanda di un settore delle ,costruzioni parzialmente ristrutturato. A questo punto si può affermare che una sconfitta della Facoltà in lotta riguarda non solo gli studenti, i docenti e la scuola nel suo complesso ma an~he il movimento operaio. Le organizzazioni storiche del M.O. sono state da tempo messe di fronte alla necessità di rompere l'i solamento in cui la Facoltà e le sue lotte sono venute a trovarsi 43 • Al di là delle manifestazioni di solidarietà nei momenti più duri della repressione, l'impegno concreto si è ridotto alla partecipazione del PCI, del PSI e dei sindacati confederali della scuola ai lavori del Comitato Interp artitico per i problemi dell'università milanese e della Commissione Regionale interpartitica sulle questioni di Architettura. Questi organismi, se limitassero, come sembra, la loro azione al risanamento di alcune ferite - per esempio, fuor di metafora, a far riassumere una parte dei docenti licenziati sulla base di una contrattazione « partitica » -, finirebbero per avallare politicamente la sostanza fascista e l'illegalità degli interventi repressivi, lasciando nelle mani del governo un potente 205 Biblioteca Gino Bianco

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