oggi nelle lotte che si sviluppano dalla fabbrica alla società il problema del dititto allo studio. Introdurre nella scuola, o meglio aprite la scuola a quelle problematiche sociali di massa imposte dalle lotte (ad esempio la casa): - non significa riproporre la strada di una fuoriuscita dall'Università, velleitaria in quanto in::apacc di coinvolgere la massa degli studenti; - significa invece indurre una profonda modificazione dell'organizzazione della scuola e dell'accumulazione della conoscenza proprio a parrite dall'assunzione dialettica di queste problematiche di massa ,casa, sanità, riforma della scuola stessa, ecc.). Il primo obiettivo da raggiungere con l'introduzione di questi temi è proprio quello di agite sull'assetto della scuola, sui suoi reali rapporti di potere, sui contenuti e l'organizzazione del lavoro. Da un lato, l'assunzione da parte della scuola delle lotte sociali e in prima istanza di quelle tematiche che queste oggi portano avanti, dall'altro la necessaria e coerente lotta contro l'assetto capitalistico della scuola sono le uniche premesse indispensabili per impostare una lotta per il dititto allo studio e per il diritto al lavoro che non interessi solo quegli strati sociali privile. giati che già sono presenti nel sistema dell'istruzione. n un diverso uso sociale della scuola gestito dalle masse studentesche e aperto alle lotte delle masse popolari che pone nella giusta angolazione il problema del dititto allo studio 34• È evidente come questa linea e quella del Movimento Studentesco Architettura siano convergenti, senza che sia in causa l' « ideologia » del movimento. Tutta la Facoltà viene cosl investita dalla giustapposizione cli due diverse prospettive di lotta, le quali, dopo aver progressivamente coinvolto gli studenti e i docenti subalterni, vanno ad incidere sul monolitismo difensivo del Consiglio di Facoltà, mettendone in crisi la « scelta di non scegliere » 35 • 8. La scelta definitiva della Facoltà per un ruolo sociale e i termini dello scontro decisivo. Forse mai prima come nel 1971 la Facoltà è impegnata in tutte le sue componenti e a tutti i livelli in un dibattito anche duro, non sempre dialettico sulla definizione dei propri compiti. Anni di esperimenti, di lotte, di conquiste parziali, di ritirate necessarie possono venir riconsiderati alla luce di un contrasto mai cessato con il potere istituzionale e di una sostanziale continuità e unitarietà, pur fra gli alti e bassi tattici, della repressione. Del resto le autorità accademiche e ministeriali, in primo luogo il rettore del Politecnico e lo stesso ministro della Pubblica Istruzione, non si esimono dallo sferrare, nella congiuntura, ulteriori colpi nella stessa direzione degli atti repressivi precedenti : seppellire ogni vocazione rinnovatrice, Biblioteca Gino Bianco 197
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