spazio ad ogni e qualsiasi iniziativa didattica e cerca di sanare le contraddizioni da tempo aperte circa le materie tecnico-scientifiche favorendone un avvicinamento pretestuoso alle tematiche interessanti la formazione dell'architetto, ma, specialmente, accettando il discutibile atteggiamento minimizzatorio di molti di quei docenti nell'offerta didattica. Il Piano tende dunque ad instaurare una « pace sociale ». Vi riesce, nella misura in cui, oltre a garantire un pluralismo didattico quasi atomizzato , da un lato allenta oggettivamente, anticipando certi aspetti della piccola riforma, alcuni vincoli burocratici degli studi, ormai giudicati insopportabili anche in ambienti moderati (creazione di un meccanismo di relazioni tra le ricerche, quando siano effettivamente tali, e i corsi del piano di studi, garanzia di una qualche libertà di scelta curriculare dello studente), dall'altro esercita le proprie mansioni in quanto organo di potere accettando un dialogo, anche se fondamentalmente paternalistico, con gli studenti (partecipazione alle assemblee generali di Facoltà, e cosl via) 18 • Ma la condizione di « pace sociale » significa in fondo per gli studenti la perdita del controllo politico sulla propria formazione come conseguenza dei reali rapporti di potere all'interno dell 'istituzione 19 • Non resta che ridimensionare realisticamente gli obiettivi. In questa logica gli studenti non accettano di essere coinvolti. Decidono di lasciare ai docenti le responsabilità di direzione complessiva della Facoltà e le responsabilità didattiche che loro competono. Tuttavia gli studenti si organizzano per lottare contro quegli aspetti manifestamente retrivi che vengono riproposti nonostante fossero già stati superati dall'esperienza dell 'anno scorso; lotta risoluta contro i docenti fascisti, contro le frange sottoculturali e contro tutti gli aspetti fiscali e selettivi ad essi legati'"· In concreto l'impegno di lotta nella sede non andrà al di là della contestazione a pochi singoli docenti specialmente delle materie tecnico-scientifiche, i quali, negli esami di giugno, si ripropongono squallidamente come strumenti consunti dell 'autoritarismo vecchia maniera sfruttando l'esame come momento di repressione. Il movimento di massa ad Architettura è dunque in completo riflusso. Sembra dissolversi l'essenza stessa (la « studenticità ») del movimento come punto di riferimento della lotta specifica; e all'esterno la partecipazione delle « avanguardie » alle lotte per i contratti non stabilisce un rapporto fra « studenti e operai uniti nella lotta», data appunto la stagnazione della lotta nella sede: la presenza di gruppi di studenti « davanti ai cancelli delle fabbriche » 187 Biblioteca Gino Bianco
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