esclusiva crescita politica attraverso l'impegno diretto all'esterno e non possono riuscire, in tempi brevi, a ricucire il proprio ruolo ai bisogni specifici della massa studentesca. Del resto, per evitare la dicotomia fra « interno-esterno » 17 sarebbe occorso da un lato riconsiderare il carattere spontaneistico che si voleva conservare all'impegno verso la fabbrica o il quartiere, dall'altro, soprattutto, affrontare una spregiudicata analisi politica delle ragioni della sconfitta e quindi ritrovare direttive storicamente plausibili in grado di rirnobilitare tutti gli studenti. Passerà più di un anno prima che il movimento ad Architettura, attraverso una revisione della linea originata dall'autogestione-cogestione del '68 e dell'impegno delle avanguardie al di fuori della scuola, approfondisca l'analisi incentrandola sulla precipua condizione studentesca nella sede, cioè di nuovo sui contenuti della didattica, sull'organizzazione del lavoro, sui rapporti con il Consiglio di Facoltà. Tutte questioni che andranno inoltre assunte tenendo conto delle mutazioni che la legge Ferrari-Aggradi dell'U dicembre 1969 (nota come « miniriforma ») sulla liberalizzazione dell'accesso all'università e il decreto del 31 ottobre 1969 sulla modificazione del carico didattico avrebbero indotto nel piano di studi e nel numero e nella composizione sociale degli studenti. 5. 1969. Il riflusso del movimento e la ricomposizione delle contraddizioni politiche e culturali nella Facoltà. Tutto l'anno accademico 1968-69 trascorre in un'atmosfera di appiattimento delle tensioni che avevano reso straordinariamente significativo l'anno precedente e che erano cadute di colpo dopo la sconfitta sugli esami e la revoca del preside. I primi mesi servono al Consiglio di Facoltà, con il nuovo preside Portoghesi , per ricom- _ porre in primo luogo le lacerazioni tra la Facoltà sperimentante e in lotta e le componenti che non avevano voluto o non erano riuscite a trovare un ruolo nel processo di rinnovamento, in particolare i docenti delle materie tecnico-scientifiche e certi residui del vecchio professionismo. Il « Piano Portoghesi », come in Facoltà si chiamava l'ipotesi di organizzazione didattica predisposta dal Consiglio di Facoltà, pur riconoscendo la validità contenutistica preminente di alcuni esperimenti di ricerca del 1968 e affermando la continuità della sperimentazione, in realtà non identifica una precisa linea politico-culturale per la Facoltà. Il Consiglio concede 186 Biblioteca Gino Bianco
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