Classe - n. 7 - luglio 1973

ciato forti lai contro questo metodo disinvolto cd eterodosso di fare affari (e politica), ma gli americani - con gli accordi del 71 - hanno ribadito la loro volontà non solo di fare debiti e non pagarli - cosa a cui ormai i loro partners europei erano abituati - ma anche quella di farli pagare ai loro creditori, tramite sostanziali e continue rivalutazioni delle monete più pericolose per il commercio americano (yen, marco, fiorino). Ovviamente non vi è una ragione economica per cui un paese possa finanziare la sua espansione, interna ed internazionale, attraverso i propri debiti: il modello a cui ci si può piuttosto riferire è quello della rapina alla banca, in cui però i rapinati sono stati avvertiti in precedenza della rapina e a questa acconsentono. Ma gli USA non si limitano soltanto ad accollare i loro debiti ad altri : siccome ogni rapporto economico maschera un rapporto sociale, gli americani esportano negli altri paesi del blocco neocoloniale le loro tensioni economiche e sociali interne. Quando si è detto che il ritmo di aumento del capitale fittizio supera negli USA il ritmo di aumento del capitale reale, non abbiamo voluto soltanto delineare in questo modo il meccanismo e il tipo di sviluppo all 'esterno degli USA: se vale quanto abbiamo detto in apertura riguardo lo sviluppo neocapitalista - fondato sul consumo di massa - non ci si dovrebbe stupire che negli ultimi 15 anni il tasso di indebitamento privato americano sia passato dal 60% del prodotto nazionale lordo all'attuale 135% e che sia cresciuto con una rapidità superiore a quella dell'aumento del reddito nazionale. Se l'altezza di tali valori può stupire gli europei, si ricordi come il meccanismo di sviluppo indotto dalla spinta al consumo, in America - al contrario che in Europa - non è mai stato sostanzialmente frenato da politiche monetarie e fiscali restrittive o deflazionistiche. A ciò si aggiungano fatti ben noti, quali lo straordinario sviluppo delle spese statali per fini militari (che raggiungono pur sempre una quota del 50% del bilancio federale) e per il finanziamento delle spese di ricerca e sviluppo; l'af!lusso significativo di risorse dall'estero , quali i rimpatri dei profitti - che nel '69 rappresentavano il 25% di tutti i profitti americani - , i vantaggi derivanti dallo « scambio ineguale » ecc., tutto ciò ha portato alla creazione e allo sviluppo del gap fra surplus potenziale e ricchezza effettivamente prodotta u che ha moltiplicato le spinte inflazionistiche proprie di un meccanismo industriale dominato dalle imprese produttrici dei beni di consumo. . Per un lungo periodo tali tensioni sono state scaricate, assieme 16 Biblioteca Gino Bianco

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