Classe - n. 7 - luglio 1973

sociale delle enormi risorse potenziali insite nelle Facoltà di massa, dà una inconcepibile risposta incentrata per un verso sulla riproposizione pura e semplice di antistorici « valori » di una elitaria professione dell'architetto (presentata come una sorta di missione artistico-culturale), per un altro, coerentemente, sulla discriminazione fra studenti ritenuti più o meno dotati (i due livelli di laurea come conferma di una selezione già avvenuta nella società in base al censo e al reddito) ed in pratica sull'appiattimento dell'esperienza didattica in maniera da impedire alle Facoltà di misurarsi ai nuovi piani voluti dallo sviluppo dei bisogni sociali 2 • Comincia a manifestarsi ad Architettura, in occasione della protesta contro l'ipotesi di riforma, la consapevolezza che il nesso fra capitalismo arretrato dell'edilizia e dell'investimento fondiario e qualità della scuola di Architettura, vale a dire sfasatura fra formazione professionale e problemi sociali, è emblematico del ruolo servile congiunturale che l'Università rutta svolge, siano avanzati o arretrati , nel senso produttivistico e tecnologico, i settori dei presumibili e differenti sbocchi di lavoro. In ogni caso infatti alla gran massa degli studenti è riservato un destino mansionistico , acreativo, di routine ripetitiva: per questo l'Università di massa, per la borghesia, non può essere che dequalificata rispetto alla scuola accademica per minoranze dirigenti. Gli studenti scoprono introspettivamente che la dimensione di massa va a coincidere con la compressione delle forze produttive che si stanno formando nella scuola, ad anticipare i rapporti di produzione cui saranno vincolate nella società. Da qui si sviluppa il sindacalismo del movimento degli studenti fondato sulla rivendicazione, per chi è già nella scuola, del diritto allo studio (' diritto di studiare') come rifiuto della dequalificazione. Il terreno della mobilitazione si estende da una soglia inferiore di difesa « corporativa » degli studenti, in quanto potenziali attori di una ben più qualificata produzione culturale, ad una soglia superiore di lotta, pur non travalicante i confini dell'istituzione, per identificare ed attuare un « ruolo produttivo» autonomo dell'Università, intesa quale struttura progressista per definizione perché sede delegata alla ricerca scientifica e alla didattica qualificata, struttura che dunque, nel paese, è d'obbligo utilizzare anziché sottoutilizzare o sprecare. Questa tesi rappresenta la matrice funzionalista ed efficientista della piattaforma di lotta del movimento ad Architettura nel 1967. Tuttavia, attraverso le forme della lotta, nello scontro con il po175 Biblioteca Gino Bianco

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