Classe - n. 7 - luglio 1973

contrapporre direttamente la cultura del Movimento Moderno, portata nella scuola da alcuni noti professionisti, al ciarpame culturale ancora predominante nella Facoltà; ma fa un salto qualitativo nel momento in cui coglie l'importa nza dell'ambito urbanistico come chiave di connessione più incisiva fra i problemi della realtà e i nuovi compiti di preparazione professionale che la Facoltà dovrebbe assumere. (Un'importante funzione, una eccezione nella congiuntura di quegli anni, svolgeva l'insegnamento del comunista Piero Bottoni che, urbanista relegato nel corso propedeutico di « Rilievo dei Monumenti», riusciva tuttavia a guidare esperienze di indagine diretta in ordine ai problemi del territorio milanese indicativ e di un nuovo possibile compito della didattica per una Facoltà di Architettura.) La lott a, ad urbanistica, si esprime attraver so la gestione autonoma della didattica da parte degli studenti e attraverso la contrapposizione di un prodotto studentesco alla stanca e astratta riproposizione di una manualistica e di un modellismo di piano sia estranei agli sconvolgenti fenomeni territoriali che caratter i, z•no la vit ~ italiana e sia negatori di ogni possibilità, per l 'urbanista, , ; svoJ. gere nuovi compit i circa l'amministrazione del territorio. Que, ; 1 lott a, agli inizi del 1965, sebbene non generalizzata a tu t ta la Facoltà, è il fatto saliente che determina una maturazione cultur r. 1 ~ attraverso cui vengono colti immediatamente gli stessi limiti a.::,l'~pporto nella scuola, nel settore della « composizione architettonica », dei nuovi docenti che nella libera professione si rifanno alla cultura del Movimento Moderno. Essi in sostanza comprimon0 il lav0ro dello studente all'interno della stretta logica professionalistic~ data come paradigma indiscutibile, stabilito appunto dal rigido rapporto fra committenza, professione e prodotto. L'accusa che si fa a questi docenti è di « ·non insegnare», di essere dei « maestri di bottega» che lo studente non ha nemmeno il van taggio di vedere all'opera. Oggettivamente la loro didattica non costituisce un'autentica alternativa in quanto da una parte, in questi anni, la professione dell'architetto e il suo mito vanno in crisi e non cost ituiscono più un'attendibile prospettiva per la massa studentesca, dall'altra il loro atteggiamento costringe gli studenti all' autodidattismo. Quando gli studenti approfondiranno l'analisi del mercato del lavoro e della propria condizione nella scuola, quando richiederanno ai docenti di formulare programmi precisi, vale a dire di assumere responsabilità verificabili (nella Facoltà vigeva l'incredibile consuetudine, addirittura al di fuori di ogni regola dell'accademia, di sta173 Biblioteca Gino Bianco

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