Classe - n. 7 - luglio 1973

2. 1963-66. Dalla battaglia culturale al sindacalismo studentesco. Nella prima metà degli anni '60 la popolazione studentesca, che ha già superato le mille unità nell'anno accademico '58-'59, tende a crescere con un ritmo nettamente superiore a quello dei 15 anni precedenti. Anche il puro e semplice dato quantitativo rivela l'acuirsi della crisi di una scuola di élite tradizionalmente fondata su rapporti propri dell'atelier professionale, cioè su rapporti individuali, ridotti al minimo, fra allievo e presunto maestro, per lo più presente solo nell'imposizione del « compito » da eseguire, per il quale ogni studente è costretto a fornire un autonomo e autodid attico prodotto privo di qualsiasi scambio dialettico con l'apporto del docente e con l'esperienza di altri studenti. In effetti, il famigerato cosiddetto « ex-tempore » di otto ore, di disegno e progettazione, su cui si incentrava la presenza degli studenti in Facoltà , costituiva una condizione di apprendistato per uno sbocco di lavoro o come dipendenti negli studi professionali o come liberi professionisti, secondo le precostitu i te divisioni di censo e di reddito delle famiglie. Parallelamente e in contrapposizione a tale pratica lo studente doveva sopportare un pesante carico di nozioni tecnico-scientifiche impartite astrattamente e senza alcun legame con la sfera pratica della progetta zione, secondo la più retriva tradizione politecnica. Una Facoltà di questo tipo era epigona di una stru ttura mai cambiata attraverso i decenni, definita dalla mai risolta contraddizione fra le due anime d 'origine (la scuola d'arte , il Politecnico ); si riproduceva senza mutazioni staccandosi cosi sempre più dai processi di ristrutturazione che investivano la produzione. Tutt avia essa giustificava la propria esistenza per la contraddittoria persistenza di un mondo dell 'edilizia come sottoprodotto dell'architettura moderna colta, ma quantitativamente predominante, per il quale non occorrevano (non occorrono) se non professionisti praticoni e tecnici dalla minima qualificazione. I docenti delle materie di disegno e progettazione non erano altro che i rappr esentanti di quella sottocultura , cioè gli strumenti della speculazione fondiaria e i garanti della produzione di immobili dal massimo sfruttamento sia della capacità eclificativa dei fondi sia della capacità di acquisto o di fitto degli utenti. I docenti delle materie tecnico-scientifiche (pseudo) erano invece i « pieds noirs » del Politecnico nella colonia di Architettura, col compito di perpetuare il falso della neutralità della scienza e il mito dell'utilità comunque dell'insegnamento politecnico, di materie cosiddette difficili, per preparare la presunta classe dirigente 171 Biblioteca Gino Bianco

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