ppi americani"· Come in India si sono sviluppati - su base bblica o mista, e con aiuti socialisti o occidentali - grossi imi pianti siderurgici, grandi aziende tessili, complessi moderni per componenti di prodotti « elaborati » di trust occidentali. Ovvero come si sono formati, per esempio in Nigeria, grossi imprenditori come Chief Ugochuckvu 29 , banchiere, industriale ed agrario, o i « gruppi» Fajemisokun, lbru o Azikiwe 30 • Come maturano su queste basi centri di sub-imperialismo a livello continentale (processo da esaminare anche per Israele, sia pure con le note specifiche contraddizioni e aggressività). 4. Punto cruciale del discorso è la strategia operaia da sviluppare in questa realtà. È un punto di estrema complessità nei PVS, date le differenziazioni tra loro in ordine alle strutture socio-economiche e agli assetti politici. D'altra parte , la portata generale della lotta di quei paesi sollecita una ricerca (e un dibattito) delle sue linee strategiche da parte di tutto il movimento operaio. Una linea di « rivoluzione nazionale, democratica e socialista » largamente imperniata sulla questione agraria e sul presupposto di evitare la fase capitalista, è stata alla base dei più avanzati movimenti di liberazione dal regime coloniale e paracoloniale, a partire dalle Tesi politiche vietnamite del 1930. Ma come va ora rielaborata tale linea di fronte all'avvio in quei paesi (dopo l'indipendenza , o anche prima) dei processi capitalistici prima accennati, con la relativa formazione di una classe operaia più consistente e di una borghesia non più solo compradora o funzionariale, ma economica? Non si impone anche in essi una strategia operaia e democratica di modifiche strutturali , tesa a introdurre nei vari contesti soluzioni di sviluppo alternative e concreti spostamenti nel rapporto di forze, attraverso una concatenazione di obiettivi e di lotte, fino a far emergere dall'a zione delle masse la necessità di un nuovo assetto sociale e un nuovo potere politico? È0 una strategia che deve comunque misurarsi con le spinte capitalistiche, interne ed esterne, che tendono ad avviare i processi subalterni prima esaminati. La FAO propone, per esempio, e certi governi hanno attuato, riforme agrarie non irrilevanti sul piano quantitativo, ma tese in effetti ad assicurare un'accumulazione capitalistica nelle campagne col superlavoro contadino. L'apporto pubblico 157 Biblioteca Gino Bianco
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