Classe - n. 7 - luglio 1973

una letteratura e una vasta documentazione. Nel 1966 le filiali americane hanno rimpatri ato 1'86% e il 71% degli utili realizzati rispettivamente nel Sud America e in Africa, e solo il 60-65% di quelli realizzati nel Canada e in Europa. Se per il Sud America i profitti rientrati negli USA sono stati (e sono) 4 volte maggiori degli investimenti realizzativi 23 , in generale i profitti USA hanno un tasso maggiore nel Terzo Mondo che nella CEE. Ciononostante, gli invest imenti americani si orientano maggiormente verso l'E uropa. Può sembrare un disimpegno : in realtà si rafforza il meccanismo di drenaggio del reddito dai PVS. Infatt i, gli investimenti americani in Europa riguardano soprattutto i settori di punta, assicurandosi il 55% della produzione dei circuiti integrati, 1'85% dei calcolatori elettronici, il 40% "del biossido di titani o, e il 30% delle auto, oltre a una massiccia pre senza nella petrolchimica. Non è solo una manovra di aggiramento della guerra protezionistica tra gli USA e la CEE, o di contrappeso alle nazionalizzazioni. È una manovra di controllo dei settori strat egici in Europa e nel mondo, quale leva per un più dinamico accaparramento di risorse e di potere nelle dimensioni attuali dell 'economia, che si riversa a cascata su tutta la spirale dello squilibrio e quindi sul Terzo Mondo. Tutto questo assieme di fattori è confluito in una nuova strategia del capitale monopolistico nel suo rapporto con le aree di sottosviluppo, strategia concretatasi a cavallo degli anni '60, dando caratteristiche nuove a quel rapport o nel quadro delle condizioni dello sviluppo maturate nei paesi industria lizzati. Le spinte di tali paesi verso nuovi spazi di invest imento e di profitto non scaturiscono, dunque, come ha sostenuto di recente G. Arr ighi, dall'accresciuto potere operaio raggiunto col '68-'69 e dalla sua dislocazione di vecchi equilibri. Esse erano state già messe in moto dal bisogno di un più dinamico rapporto con l 'area del sottosviluppo in funzione delle proprie esigenze espansive, maturato nelle economie metropolitane appunto alla fine degli anni '50 24 • Produ zioni di massa e dimensioni tecnologico-finanziarie spingono i paesi capitalistici non solo ad una programmazione delle economie nazionali e a forme d'integrazione intercapitalistica, ma anche alla ricerca di sbocchi e stimoli per la propria espansione mediante l 'avvio nei paesi sottosviluppati di più dinamici processi economici, suscitando anche momenti di industr ializzazione, purché aderenti alla propria logica. Sul crollo del sistema coloniale ad opera della lotta di liberazione, rafforzata dalla presenza del campo socialista e dalle contraddizioni interc apitalistiche, si sono cosl innestate le nuove esigenze del capi155 Biblioteca Gino Bianco

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