oltre che con significato politico diverso. Questo ha impedito il formarsi di una struttura stabile e capillare di controllo politico della lotta. Anche l'Unione Inquilini, che nel Milanese può essere considerato l'organismo che ha portato avanti con più coerenza i suoi obiettivi, non sfugge a questo limite di sottovalutazione del momento organizzativo, che è inteso come semplice aggregazione di situazioni di lotta anziché come costruzione esplicita di una rete di nuclei, capaci di individuare a livello territoriale le contraddizioni esistenti. Questo limite organizzativo si collega del resto direttamente alle altre carenze del movimento: in primo luogo alla difficoltà di uscire dall'ambito settoriale, per affrontare i problemi inerenti ai servizi sociali e all'assetto generale del territorio. Solo questo allargamento di visione e quindi di lotta, permette di prendere in éonsiderazione globalmente le condizioni di vita del proletariato, dalla fabbrica al luogo di residenza: la lotta per nuove infrastrutture sociali (trasporti, scuole, verde ecc.) deve divenire non solo un mezzo per soddisfare i bisogni delle classi subalterne, ma un modo nuovo per gestire alternativamente quegli stessi beni che vengono manipolati dal riformismo. Ad esempio per i trasporti: lotta per la riduzione dei tempi di pendolarità e loro valutazione come ore-lavoro; per gli asili e le scuole dell'obbligo: attrezzature sufficienti ma anche lotta alla selezione; per il verde: lotta all'indiscriminata occupazione delle aree libere per fini speculativi e loro uso per i servizi e per il verde ecc. Questa gestione alternativa delle infrastrutture urbane è un modo per contrastare il formarsi di ulteriori posizioni di rendita, che tornerebbero di vantaggio nuovamente a quella speculazione che si vuole combattere . In secondo luogo, l'isolamento delle lotte di quartiere dal resto del movimento costituisce un altro aspetto rilevante: non solo infatti i singoli quartieri in lotta sono rimasti spesso slegati tra di loro su obiettivi comuni, ma non hanno visto un loro inserimento reale in una lotta più ampia e complessiva che avrebbe aumentato la loro forza e loro validità specifica. Per risolvere l'isolamento si sono stabiliti rapporti ad esempio con gli studenti, ma essenzialmente per toglierli al loro contesto e impegnarli nei quartieri, attraverso un mero e generico appello alla solidarietà. Rimane aperto in modo problematico anche il rapporto politico con quei settori professionali direttamente implicati nella pianificazione territoriale, che dalle lotte di questi ultimi anni avevano preso coscienza di gestire, al di là della presunta neutralità della loro 137 Biblioteca Gino Bianco
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