Classe - n. 7 - luglio 1973

b) Anche l'autoriduzione dell'affitto ha assunto in questa logica un carattere positivo, in quanto rappresenta il momento · più avanzato della presa di coscienza da parte dei proletari di gestire la propria condizione urbana, al di fuori di ogni mediazione. c) Più complesso è il discorso sulle occupazioni di case, che hanno assunto spesso il significato di lotte esemplari, portate avanti avventuristicamente. Ciò non toglie che in sostanza questo tipo di mobilitazione abbia evidenziato l'esistenza di un problema che investe non solo Milano e il suo hinterland, ma l'intera area nazionale e che richiede una soluzione globale. E veniamo ai limiti che si possono cosl sintetizzare: a) limiti interni, che si riferiscono al modo di condurre le lotte, all'organizzazione, al significato e alla qualificazione delle lotte, al loro settorialismo e isolamento, alla loro mancata estensione, al problema delle avanguardie e delle alleanze ecc.; b) limiti esterni o sovrastrututrali , che agiscono a monte del manifestarsi o meno del momento conflittuale, e che ineriscono all'effetto disgregante del fattore città-capitalistica, all'omogeneità delle aree di insediamento del proletariato come fattore contraddittorio di razionalizzazione ed insieme di potenziale innesco del conflitto stesso, alla percezione soggettiva del bisogno-casa e al suo tradursi in modo oggettivo di appropriazione. Per quanto riguarda l'organizzazione delle lotte si può affermare che abbiamo assistito ad una limitata crescita del momento organizzativo. Ciò si è verificato per molteplici ragioni: 1) si è puntato troppo sulle parole d'ordine (sciopero dell'affitto ad oltranza, occupazioni ecc.) nell'illusione che qualificare una lotta come lotta avanzata fosse l'unico modo giusto per portarla avanti (cosl si è aperta una frattura tra momento di lotta e appropriazione singola degli obiettivi). I lavoratori non pagavano l'affitto, ma non erano spinti come in fabbrica a gestire in prima persona il movimento e a controllarlo in ogni suo punto. Questo limite è emerso chiaramente negli interventi di quasi tutti i rappresentanti dei comitati di quartiere, che si sono riuniti a congresso nei primi di novembre del '72 a Milano. In secondo luogo 2), si sono sottovalutate le inserzioni nel movimento di soluzioni individuali che risultavano disgreganti dello stesso, ed offrivano l'occasione di recupero allo IACP, che attraverso mediazioni singole ha pouto portare avanti una politica di riconciliazione. Infine 3), si è permessa una crescita incondizionata di gruppi che gestivano le lotte con obiettivi sostanzialmente unitari, ma di fatto differe~ati nelle forme e nell'organizzazione, Bibli Jè&ca Gino Bianco

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