nerale si può dire che il movimento per la casa acquista a Milano una sua fisionomia di classe proprio a partire dal '68, uscendo dal rivendicazionismo spicciolo e dal corporativismo, dalla trattativa senza lotta e dal compromesso per sanare le situazioni più gravi (tipici degli organismi come l'Apicep o l'Unia) 2 , per riproporre nel territorio forme di insubordinazione e di appropriazione degli obiettivi in forma diretta, come emergeva dalle lott e operaie e studentesche di quegli anni 3 • Infatti dal gennaio '68, in seguito alla decisione dello IACP di aumentare le spese di manutenzione degli stabili, gli inquilini dei quartieri Gratosoglio, Quarto Oggiaro, Gallaratese, Forlanini-Taliedo iniziano lo sciopero dell'affitto che si allargherà nel 69-70 anche alle case private. A questa prima forma spontanea di lotta si affiancano progressivamente l 'opposizione sistemati ca agli sfratti e le occupazioni di stabili, attuate sia in forma singola, sia in forma collettiva come difesa del diritto reale della casa. Già nel '69 però lo spontaneismo di questo movimento di massa dà segni di stanchezza, soprattut to per l'incapacità oggettiva di operare una ricomposizione di classe sul territorio degli « attori » sociali implicati (sul ruolo disgregante della città capitalistica ritorneremo in seguito , per evidenziare l'importanza che questo fattore ha avuto nel mancato collegamento tra lotte di fabbrica e lotte nei quartieri). A questa iniziale difficoltà si danno risposte inadeguate: potenziando ad esempio l'attivismo esterno nei quartieri (di qui il prolificare dei gruppi che intervengono nel lavoro politico « di base » ), oppure limitando il lavoro a settori singoli ed emarginati, quali i lavoratori dei centri sfrattati (centri di Novate, Chiesa Rossa, Figino, ecc.) per usarne la rabbia e la disponibilità a lotte esemplari, come detonatore per lanciare il movimento 4 • Avvengono in questo periodo le prime occupazioni di massa al Gallaratese ed in Via Mac Mahon, che risultano sostanzialmente vittoriose sia sul piano pratico (quasi tutte le famiglie mobilitate riescono ad avere la casa), sia su quello dell'allargamento e della generalizzazione dei temi di lotta (attraverso le assemblee indette sul luogo si estende il problema e lo si fa conoscere). Diventa abituale anche la pratica della difesa dagli sfratti che porta a scontri durissimi, come a Quarto Oggiaro. Il '71 vede poi la lott a di via Tibaldi che resta senz'alt ro la più significativa di questo movimento, in quanto è riuscita ad unificare un vasto 'llrco di forze (Facoltà di architettura, gruppi, Acli, Fim, Fiom, militanti del PCI e de] sindacati, operai delle fabbriche mila134 Biblioteca Gino Bianco
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