residua. La fatica patologica può essere considerata come la conseguenza ultima di una situazione ambientale che supera la capacità di adattamento dell'individuo . La validazione consensuale del gruppo operaio interessato per stabilire i limiti dclla faticosità di un lavoro prevalentemente fisico è un elemento indispensabile, almeno dclla stessa importanza di quello del cariro sopportabile misurato in calorie. Il quarto gruppo di fattori nocivi comprende ogni condizione di lavoro, diversa dal lavoro fisico, capace di provocare effetti stancanti, ad es.: monotonia, ritmi eccessivi, saturazione dei tempi, ripetitività, ansia, responsabilità, posizioni disagevoli, ecc. Questo bagaglio di nuovi fattori nasce con l'organizzazione scientifica del lavoro. Infatti , in questa fase organizzativa, ogni libertà di iniziativa del lavoratore viene annullata: tempi, ritmi di esecuzione e pause sono predeterminate. C,on l'avvento della meccanizzazione nelle industrie, il lavoratore viene trasformato in una semplice appendice della macchina, costretto in un ruolo puramente esecutivo . Laddove è applicata la parccllizzazione e la semplificazione delle operazioni, il lavoratore ~ costretto ad assumere una determinata posizione sul posto di lavoro e a compiere una serie di gesti predeterminati ad una determinata velocità di esecuzione. La predeterminazione dei movimenti era stata presentata all'epoca di Taylor come un risparmio di energie. t ormai universalmente riconosciuto che il lavoro ritmizzato, a ritmi predeterminati, rostringe il lavoratore a compiere dei movim~..ntidefiniti ed uguali secondo tempi prefissati, in contrasto con le cadenze spontanee del comportamento individuale, in contrasto con il « tempo individuale » caratteristico della personalità. Questo tipo di lavoro non solo esclude la partecipazione cosciente del lavoratore , ma provoca anche un affaticamento difficilmente, recuperabile, non riconducibile ad una causa di origine fisica, ma di origine psichica. Gli effetti di tale affaticamento, la cosl detta « fatica industriale•, incidono profondamente sulla salute psicofisica del lavoratore. S possibile definire solo per esclusione questo insieme eterogeneo di fattori, indicati nella terminologia contrattuale come « effetti stancanti » diversi dalla fatica fisica. Gli « effetti stancanti » non devono superare il limite rappresentato dalla possibilità per l'uomo di vivere una vita sociale completa dentro e fuori della fabbrica, nel contesto temporale delle ventiquattro ore, della settimana, dell'anno e dell 'intera vita. (Da L'ambiente di lavoro, dispensa edita dalla FIOM e curata da lvAR OnooNE, Roma 1969). 20 Le informazioni da raccogliere devono vertere su determinati punti che si possono schematizzare in questo modo: 1) una informazione qualitativa e cioè quali fattori nocivi alla salute sono presenti nell'ambiente di lavoro, ad es.: silice, temperatura elevata, illuminazione scarsa, rumori, ritmi elevati ccc.; 2) una informazione quantitativa, e cioè in quale quantità si manifestano i fattori nocivi, ad es.: quanto rumore c'è (espresso in decibel), quanta silice (numero delle particelle presenti in una data quantità d'aria) ecc,i 3) una informazione sugli effetti e tutti i dati relativi alle possibili modificazioni della salute dei lavoratori, ad es.: malattie, infortuni, disturbi vari, numero di assenze, ecc. Il problema della qualitativa e cioè della presenza di fattori nocivi può essere risolto attraverso la combinazione di varie vie. L'osservazione spontanea è uno strumento importante: la prima segnalazione della presenza di sostanze nocive o situazioni nocive nasce anzitutto dalla stimolazione sensoriale degli operai (odorato, gusto, vista, udito). Questa via ~ evidentemente poco efficace in quanto segnala una sostanza, ma non la identifica. Sarebbe un errore però sottovalutarne l'importanza, pcrch~ punto di partenza di una complessa azione di ricerca. Il lavoratore esprime il proprio stato di disagio fisico e psichico con espressioni spontanee, a volte disordinate, senza concatenazione di causa cd effetto. • C'~ un caldo infernale, un rumore Biblioteca Gino Bianco 129
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