si deve pur poter individuare e suffragare con le necessarie documentazioni. Vi sono anche problemi di ordine più strettamente politico che ' inducono spesso a scegliere la prima -ipotesi: si fa risalire ad un intervento esterno, in gran parte soggettivo e volontaristico, l'inizio di un discorso (in questo caso si tratta piuttosto di un problema) e cosl viene meno la necessità di individuare se le ragioni di quel problema esistevano prima che esso sorgesse. Ne deriva un cumulo di responsabilità in meno ed una limitazione del dibattito; altri effetti avrebbe prodotto l'ipotesi secondo cui il problema della nocività mette in discussione non solo la organizzazione capitalistica del lavoro, ma anche programmi di ricostruzione (da effettuarsi nella concordia nazionale) e programmi di sviluppo per i momenti di investimento. Ad essere chiari i problemi sopra posti sono di fondo; non riguardano ovviamente solo il discorso sulla nocività, ma anche tutta una serie di parole d'ordine diventate bene o male patrimonio delle masse, come ad esempio l'egualitarismo. Come si può rimandare gran parte del problema alla concomitante esplosione studentesca senza cadere in un circolo vizioso da cui non si vede uscita . I fenomeni nuovi che gli anni '60 hanno proposto, I'« esplosione » studentesca , ad esempio, la nocività, l'egualitarismo ecc., non si possono risolvere rimandandoli l'uno all'altro, pena la confusione più completa. Ritornando al nostro discorso, senza poter offrire attualmente soluzioni ai dubbi che sorgono dalla ipotesi un po' miracolistica sopra descritta, si può tutta via indicare almeno una tendenza di ricerca. Vediamo allora che da una prima analisi appare chiaro che sempre, accanto alle proposte e alle richieste di controllo sulla salute, vi è stato un attacco, che non ha trovato espressione organizzata, al lavoro capitalistico, un rifiuto del modo di lavorare imposto dal capitale. Si può quindi pensare che l'intervento « esterno» non sia stato altro che una forma di esplicitazione di un dato presente soggettivamente a livello di massa fra gli operai, e in tale modo si giustifica l'eccezionale impatto fra parole d'ordine , proposte esterne e risposta operaia. Queste affermazioni trovano anche conforto proprio nel fatto che il discorso sulla nocività è diventato concreto solo quando ha trovato nel gruppo operaio omogeneo il momento fondamentale della sua costruzione in fabbrica. Che non è altro che la soggettività operaia nella sua prima articolazione. 117 Biblioteca Gino Bianco
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