Classe - n. 7 - luglio 1973

tuttavia le lascia sussistere, questo è assassinio, esattamente come con l'azione di un singolo, ma un assassinio mascherato e perfido, un assassinio contro il quale ncsuno può difendersi, che non sembra un assassinio, perché non si vede l'assassino; perché questo assassino sono tutù e nessuno, perché la morte della vittima appare una morte naturale, e perché esso non è tanto un peccato di opera, quanto un peccato di omissione. Ma è sempre un assassinio •. Con la cosiddetta « organizzazione scientifica del lavoro » la parcellizzazione assume un carattere rigoroso e nascono quelle esperienze organizzative che nelle fabbriche di Ford sfocieranno, nel 1913 , nel lavoro a catena. L'operaio rimane sempre più fisicamente e psichicamente subordinato alle leggi capitalistiche della produzione. Il lavoro viene scisso in innumerevoli operazioni della stessa durata oppure di un multiplo o di un sottomultiplo semplice di tale durata. Il ciclo produttivo diventa un flusso continuo, il cui ritmo viene determinato indipendentemente dall'operatore singolo. Le caratteristiche dell'uomo vengono annullate e risalta il job, cioè il compito come punto nodale di tutta la struttura produttiva e come tale impersonale, interscambiabile , appunto per garantire la regolarità e la continuità del flusso della catena 5 • Tale organizzazione scientifica del lavoro viene definita da Taylor mediante tre princlpi: a) esiste un modo ottimo, ed uno solo di compiere qualsiasi operazione del ciclo produttivo; b) con la sperimenta zione e la ricerca empirica è possibile scoprire e fissare questo modo; e) tale sperimentazione e la responsabilità relativa fanno parte delle prerogative della direzione aziendale. L'organizzazione scientifica del lavoro, a parte il resto, non teneva conto che, anche dal punto di vista produttivo, la classe operaia è sempre una variabile, in quanto il suo comportamento non può essere costante come quello delle macchine, nel senso che col tempo muta la sua capacità di erogare forza-lavoro, ed in secondo luogo perché un operaio è diverso da un altro operaio. Nasce allora l'uso della psicotecnica per mettere l'operaio giusto al posto giusto, ed in un secondo momento, quando ci si renderà conto che l'operaio anche in fabbrica rimane sempre un essere sociale e come tale ri sponde anche a sollecitazioni non solamente individuali, verrà data importanza e saranno studiati i fattori del comportamento sociale dell'operaio in fabbrica, dal suo « morale » ai suoi rapporti con i dirigenti e con i suoi compagni di lavoro. Queste osservazioni e rilevamenti si traducono in fabbrica nella politica delle human re/ations, nella revisione dei rapporti tra dirigenti e subor107 Biblioteca Gino Bianco

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