Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 7 - maggio 1978
Il cristiano deve porsi nel Vangelo dalla parte del Cristo, ma umilmente innanzi a lui come peccatore; se il pubblicano è il suo modello, lo è perché il fariseo è la sua possibilità. Ma di questa possibilità il cristiano si deve ben rendere conto. Questa possibilità storica, non è un genus morale astratto, non è una fattispecie etica. Il fariseo non è colui che dice una cosa e ne fa un'altra, ma colui che rende terrestre la parola di Dio e se ne impossessa Il fariseo è un soggetto storico talmente universale come possibilità da essere appunto facilmente ripetibile. Ricordiamo un punto della predicazione del Battista che apostrofa i farisei ancor più duramente di Gesù. Nella sua pre– dicazione, egli invita a non dire di essere figli di Abramo, a non cercare nella carne e nel sangue la sicurezza innanzi a Dio perché Dio può trarre i figli di Abramo anche dalle pietre. Gesù sviluppa poi questo tema parlando della vocazione dei Gentili. Ma ciò che si vuole colpire nel fariseo carnale è la si– curezza che deriva dall'essere scelti da Dio, l'orgoglio di questa sicurezza, l'impegno umano che la corona. La fedeltà, la severità, il rigore, la precisione, lo zelo, tutti questi valori umani l'Israele carnale dei tempi di Gesù li viveva ad alto livello. Non fu ad un Israele banalizzato, quello che forse avevano di fronte, ancora in parte, i primi profeti ma ad un Israele che aveva maturato l'esperienza dell'esilio, che sentiva la sua dignità israelitica, che si sono rivolti il Battista e Gesù. Il popolo di Dio cercava fortemente di vivere nonostante l'occupazione romana, cercava di vivere la sua dignità; qui la parola di Dio era diventata un grandissimo mezzo di identificazione storica. Così che quando il Battista e Gesù parlano ai farisei, non criticano degli individui sul piano della negati– vità morale, ma sul piano del loro rapporto con la immediatezza divina; è innanzi a Dio che emerge il contrasto, la negatività della loro sicurezza. E Gesù rivolgendosi al singolo: «Tu vieni e seguimi», scioglie la comunità toglie le basi alla potenza comunitaria di Israele. Proprio nel «tu» sta lo scandalo in cui si rompe il rapporto. Si tratta di una rottura ad alto livello, una rottura con una pienezza religiosa, etica, politica unita profondamente attorno al nome di Dio. Questo è, in fondo, uno dei punti più drammatici del Vangelo e qui possiamo comprendere la grandezza dell'Israele carnale. L'Israele car– nale sta innanzi a Gesù come tutto ciò che è grande nell'uomo, in quanto uomo. E' un grande popolo, certamente la più alta maturità spirituale del tempo, l'unico popolo che rimane in piedi innanzi a Roma nell'ora del trionfo, nell'ora di Augusto e di Tiberio; questo popolo sta innanzi a Gesù in nome di tutti quei valori che lo fanno un popolo, mentre Gesù tende a sciogliere il popolo, ad annullar lo, a par lare ai singoli e a por li non in rapporto al po– polo, alle istituzioni, ma di fronte a Dio. 4. - La centralità dell'istituzione ecclesiastica Ebbene anche noi ci troviamo in situazioni simili. Vi è, infatti un modo di iniendere l'infallibilità e la indefettibilità della Chiesa che ricorda molto la sicurezza dei farisei che andavano a farsi battezzare da Giovanni. C'è come una possibilità farisea maturata nella nostra realtà ecclesiastica; essa consiste nella sicurezza istituzionale e nel presumere che in questa sicurezza stia bibliotecaginobianco 9
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