Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 6 - dicembre 1977

bibli quindi ritenere che, rispetto al so– ciale, da parte del cristiano, si pos– sa determinare una operazione di ri– getto di dialettica permanente? Il cristiano in primo luogo cerca il Regno di Dio ed il resto gli viene dato in sovrappiù; io credo che que– sta dimensione del sovrappiù debba essere accettata, non debba essere respinta perché altrimenti questa ripulsa diverrebbe il fondamento ne– gativo della nostra ecclesialità, con la conseguenza che negando il con– cetto sociale, il cristiano non supera in realtà l'ordine intrastorico di una Chiesa sociale. GIANNI BAGET: Nella «città» dell' uomo, la società storica ha la sua sede; il suo spazio. Ma perché questa diventi la polis comune, il fal– so corpo della società cattolica deve essere liquidato senza residui. E non solo nelle forme più estrinseche ma la medesima concezione societaria della Chiesa deve venir meno. Alla Chiesa va dato il suo proprio, fino in fondo, perché nel momento in cui è massimamente se stessa, si ricono– sce la forma trinitaria, in relazione interpersonale, e proprio in questo è in relazione alla società storica. E si può dire che oggi lo Spirito continua la distruzione, a qualunque costo e prezzo, di tutto ciò che ancora rima– ne della situazione societaria della Chiesa. Il socialcattolico, il sociale eccle– siastico, non è più tollerato dal Di– vino. E questo fa capire perché av– viene questa terribile disgregazione: perché la Chiesa non ha più autori– tà nella società, socialmente decade. Cos'è questa apparente morte? Noi possiamo dire che questa è la vita. MATTEO LEONARDI: Se il cri– stiano non deve pretendere di dare forma ecclesiale alla società civile, mi chiedo, in che maniera sono cri- 22 ginobianco stiano, in qual modo cioè debbo ren– dere testimonianza? GIANNI BAGET: In fondo il vero messaggio del cristiano, è il cristiano stesso. È la persona che evangelizza. A questo punto è il linguaggio co– mune che diviene ·esattamente lin– guaggio escatologico; la cosa più ba– nale diventa, alla fine, più alta che la parola della teologia. Quando il Signore dice: « Sarete giudicati su un bicchiere d'acqua », non ci orien– ta già a dar peso escatologico alla più piccola delle nostre azioni? ANTONIO PIANA: Il cristiano ha veramente la possibilità di conosce– re a fondo la grazia che lo Spirito gli dona e ad esprimerla in modo giu– sto, oppure non c'è pericolo che s1 creino interpretazioni distorte? GIANNI BAGET: Dice l'apostolo che a ciascuno è data la grazia dello Spirito Santo. La grazia dello Spiri– to Santo come viene data? Viene da– ta non solo a un livello non coscien– te, ma anche cosciente, perché lo Spirito Santo appunto si manifesta in noi mediante delle illuminazioni, gli atti di Fede, di Speranza e di Carità che sono atti coscienti e liberi, ed anche autocoscienti per chi sa di compierli. Nessuno dice « Gesù è il Signore » se non nello Spirito Santo. Ciò significa che la vita di Grazia in noi si manifesta con atti della intel– ligenza e della volontà. Noi abbiamo messo nella Regola che possiamo chiedere allo Spirito Santo la guida nelle azioni; se noi, infatti, leggiamo le lettere di Paolo vediamo che lo Spirito è Colui che guida ogni cosa. La situazione pre– cedente della Chiesa metteva, inve– ce, come criterio della guida del cri– stiano la conformità al governo della autorità ecclesiastica non ponendo, conseguentemente, in luce il ruolo d·ello Spirito Santo, perché temeva la

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