Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 6 - dicembre 1977

elementi puramente naturali. Nella filosofia medievale è presente un concetto che non fa riferimento alla Rivelazione ed è in sostanza pagano; emerge cioè fondamentalmente che è la società quella che porta la sa– pienza e forma l'individuo. Il mondo classico e pagano conosce il primato del sociale. Conseguentemente il lin– guaggio parlato, soprattutto con mol– ta chiarezza, a partire dal secondo millenio, che pone la Chiesa come società nel medesimo senso e titolo della società classica, è equivoco per– ché, in realtà, conduce di fatto, a quel primato del normativo, proprio del mondo pagano. Il primato socia– le conduce alla paganizzazione del– l'ecclesia. L'intendere il sociale, nel– la Chiesa, in modo omogeneo alla sn– cietà civile, è fondamentalmente una paganizzazione perché la perfezione della Chiesa sta nel non essere con– cepita in termini sociali, ma in ter– mini interpersonali, nei termini cinè che rappresentano la dimensione e– scatologica presente nella storia. Quando invece l'appartenenza ec– clesiale viene accettata co·me appar– tenenza sociale, ciò ci riporta ad una realtà pagana, ad una condizione del– l'uomo che non ha Rivelazione. Biso– gna quindi usare qui concetti che si fondano nell'ordine teologico rivela– to. Per questo non può intendersi « sociale » come un concetto teologi– co mentre «personale», in senso pro– prio, appartiene all'ordine teologico rivelato e, come tale, qualifica la di– mensione ecclesiale. È la Trinità, infatti, che la teolo– gia definisce come sostanza, coinci– denza pura e relazione di persone, il modello di tutta la realtà ecclesiale come dice, appunto il Concilio. Ma se la forma della Chiesa è la Trinità, è chiaro che la Chiesa deve essere e– spressa in forma di relazione della persona alla persona. Sicché la rela - zione dei singoli tra di loro è media- bibliotecaginobianco ta dallo Spirito del Cristo e non dal loro rapporto. Ciò non toglie che pos– sa essere d'accordo nel dire che il cristiano appartenga anche alla so– cietà umana e che possa agire so– cialmente; ma entrando in questo ti– po di ordine, vi entra con una norma sua non adatta a coloro che non co– noscono l'orizzonte della fede. Per questo dico che l'azione del cristiano è un'azione personale al– l'interno della società e non un'azio– ne propriamente sociale. L' azione personale, cioè, è quell'azione che il singolo compie in riferimento alla scelta di fede e quindi dando valen– za ecclesiale alla sua azione; certo egli si associa agli altri uomini, ma non pretende di dare a questa asso– ciazione, come tale, forma ecclesiale. È la Città di Dio, se possiamo dire così, l'unica forma sociale in cui sta il cristiano. Egli è cittadino solo per rispetto alla sua vera Patria che è il Paradiso. In definitiva, anche gli ar– gomenti quali, ad esempio, la condu– zione della vita sociale, politica, ecc. sono segnati, in realtà, da una valen– za cristiana, anche se hanno forma sociale, perché il cristiano che qui opera è guidato dallo Spirito Santo e quindi dal suo essere persona nel rapporto sociale. Invece la relazione ecclesiale acquista sempre questa di– mensione più alta. Che cosa ci uni– sce qui se non il Signore? Per questo, nella riunione prece– dente, abbiamo voluto togliere la « regola », in quanto « regola » che ci definiva, in qualche modo, in ter– mini istituzionali. Ora risulta più chiaro che siamo persone in mezzo alla strada, il che significa non ave– re qui la Città futura. EDOARDO BENVENUTO: Un grosso problema nasce, a mio pare– re, proprio dal rapporto che tu hai stabilito tra il sociale e la storia, la persona e l'escatologia. L'escatologia non elimina la storia. Come si può, 21

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