Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 6 - dicembre 1977

biblio A questo punto saremo fuori del– la tradizione teologica che non ac– cetta un modo di intendere la Chie– sa come una società che agisce, in ultima analisi, come mezzo di potere politico. ANGELA VASSALLO: Hai parla– to nella relazione della infallibilità ecclesiale come fondamento della in– fallibilità papale. Che cosa intendi come infallibilità ecclesiale, dal mo– mento che il corpo ecclesiale è tut– t'altro che monolitico ed omogeneo, anzi è lacerato da posizioni scismati– che ed eterodosse? E poi, come se– conda domanda: il ministero papale non è essenzialmente legato al com– pito di definire gli aspetti dottrinali e dogmatici della fede? GIANNI BAGET: Sulla seconda domanda la mia risposta affermativa si trova già sulla relazione. Vediamo, invece, il primo punto. Lo Spirito Santo governa la Chie– sa e conserva in essa la « parola » parlando nei cuori dei singoli fedeli. Sta qui, in radice, la infallibilità ec– clesiale. La infallibilità della Chiesa poggia, cioè, sul fatto che lo Spirito Santo fa sì che in essa, intesa come insieme, come relazione di tutti i credenti al Cristo e tra loro, questo rapporto sia garantito. Della rettitu– dine della prof essi one di fede che ci lega al Cristo, lo Spirito Santo che infonde la fede, è garante. O meglio, lo Spirito Santo che infonde la fede, ne garantisce il contenuto. Questa è l'infallibilità ecclesiale. La determinazione storica di questa norma, appartiene in ultima analisi, alla diaconia sacerdotale. Per esem– pio, quando Pio XII ha definito il dogma dell'Assunta, lo ha fatto uni– camente sulla base della fede posi– tiva del popolo di Dio: ha chiesto ai vescovi di accertare la fede dei cre– denti nel dogma dell'Assunta e se 20 inobianco essi ritenevano potesse essere defini– to. Questo episodio va fortemente sottolineato; qui la fede attuale del popolo di Dio è presa come criterio di verifica dogmatica. EDOARDO BENVENUTO: Sono d'accordo che la Chiesa debba parla– re agli uomini il linguaggio del divi– no e che la causalità del cristiano debba essere la fede, la speranza e la carità. Ma ora mi chiedo: quando tu dici che il messaggio è rivolto alla persona e alla persona in quanto u– nita al Cristo, ciò non comporta an– che una dimensione sociale? Tra le dimensioni sociali della persona non va inclusa la dimensione storica e quindi anche la dimensione politica? Se questo collegamento tra la perso– na e Cristo è un nesso che definisce il cristiano metafisicamente e teolo– gicamente, non lo situa forse anche storicamente nella pienezza della di– mensione sociale e politica? GIANNI BAGET: A mio avviso dire-« personale» significa dire esca– tologico, mentre dire « sociale» si– gnifica dire storico. Il « personale > qualifica propriamente solo i rappor– ti dell'uomo col divino e col Cristo. Solo rispetto al Dio rivelato esiste la personalità; il termine persona ha dovuto essere ricreato dal cristiane– simo; la filosofia classica, in sostan– za, non lo conosceva. « Persona > ap– partiene perciò all'ordine propria– mente rivelato così come Eucarestia, Ecclesia, Trinità. Il fatto che l'uomo sia persona, immagine di Dio, non è conosciuto secondo la natura ma so– lo attraverso la Rivelazione; è la Ri– velazione a f andare il concetto di « persona ». Sicché l'essere « perso– na » è una dimensione propria della fede e, come tale, solo della fede. Sol– tanto quando Cristo appare, la per– sona umana comincia a crescere. Tuttavia questa crescita è rimasta come ostacolata dal permanere di

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