Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 6 - dicembre 1977

cificamente scanda~oso, ma anche drammaticamente scandaloso per altro verso, il fatto di rispondere per esempio ad una lettera del partito comunista che pone il problema di non essere più ateista, ricordando come prova di tutto la legge 382. Ciò in un certo senso è un'aberrazione, un'aberrazione spirituale. La 382 è la legge votata dal parlamento che trasferisce agli enti locali, tra le altre cose, le opere pie, che non hanno finalità propriamente religiose. Ebbene, è da questo punto che secondo il patriarca di Venezia, si deve giudicare del rap– porto tra comunismo e cristianesimo, e tra comunismo e ateismo. Il che ap– punto, a parte il fatto che questa è una legge votata anche dagli amatissimi democristiani, è significativo, non per la tematica politica come tale, ma per il fatto che, di fronte a un problema che in ultima analisi è un problema di spirito, si risponde con un problema di istituzione. Come se il problema della presenza storica della Chiesa fosse legato al possesso di cose. È la presenza car– nale che è legata al possesso di cose. Proprio quella che oggi credo diventata impossibile. La Chiesa nel II millenio infatti ha vissuto scindendo teoria da prassi e lasciando alla prassi una latitudine in sostanza diversa da quella che si riconosceva in teoria. Invece quello che noi pensiamo sorto con la presenza dello Spirito Santo, che tocca tutta la realtà personale del cristiano, proprio questa presenza fa sì che tutto ciò che divide la Chiesa dal Regno, cioè la sto– ria, diventi ciò che lo Spirito investe, trapassa. La persona e l'istituzione La figura del Papa ha determinato nella Chiesa cattolica una forte con– centrazione istituzionale ed una tendenza a inquadrare tutta la vita ecclesiale nel diritto canonico. È singolare il modo non critico, anzi immediato e spon– taneo, con cui la Chiesa ha recepito, proprio sotto il pontificato di S. Pio X, un· modo culturale così tipicamente moderno come la codificazione. Codificare vuol dire includere la vita di una collettività nel diritto, in modo che ogni attività dei singoli o dei gruppi sociali possa configurarsi come un lecito o un illecito giuridico. La Chiesa cattolica non ebbe difficoltà a costituirsi, almeno a livello di diritto privato, amministrativo e penale, come Chiesa di diritto. La mancata recezione dello spirito liberale appare nel fatto che la codificazione non si estende al diritto pubblico: il diritto canonico non comprende, formalmente, un diritto costituzionale in senso moderno. Vi sono motivi di principio, su questo punto, connessi al dogma e alla teologia del primato papale. Tuttavia la totalizzazione giuridica della Chiesa rappresenta un termine massimo della possibilità ecclesiale, un limite cioè che è segnato dalla stessa nozione di ortodossia. Il diritto nella Chiesa ha il suo spazio, ma non come forma omniavvolgente. La crisi del diritto canonico è stata aperta dal secondo Concilio Vaticano, in un modo singolare: cioè con una lunga situazione di in-:– certezza nella legge. La riforma radicale del codice avviene in un quadro di decadenza oggettiva della auctoritas in seno alla Chiesa. Il tentativo di esten– dere la codificazione alla totalità della figura ecclesiastica, inquadrando giuri– dicamente anche la suprema potestas papale (la famosa lex fundamentalis), non ha ancora avuto esito. Ma è certo che la vita ecclesiale è sfuggita di fatto all'ambito del diritto, e che esiste difficoltà ora a restaurare un sistema di com- bibliot 12 inobianco

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