Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 6 - dicembre 1977

n1amente secolare, sicché la dimensione più ecclesiale diviene quella più seco– lare; e poiché la dimensione più spirituale è una dimensione personale, lo Spi– rito Santo non abita altro che nelle singole persone e unisce queste persone al Cristo, ed è mediante questa unione mistica escatologica che si manifesta la Chiesa storica. Proprio il singolo che affronta nelle sue responsabilità tutti i problemi del vivere è portatore per sè e per tutta la Chiesa e per tutta l'uma– nità del carisma dello Spirito Santo nella vita secolare. Questo problema a mio avviso andrebbe in sostanza profondamente esaminato perché su questo punto io mi considero in cammino. La storia è divenire e noi non siamo sempre identici, siamo sempre cri– stiani, ma proprio per questo siamo sempre diversi. La Chiesa non è il ba– luardo della permanenza, è il puro divenire. Il Signore che ha indicato in Pie– tro la roccia ha paragonato il cristiano al vento. Il vento è il simbolo della di– mensione spirituale; e quando noi diciamo di spingere la storia verso il Regno, qui operano le mansioni massimamente spirituali, il dono dello Spirito Santo nella sua pienezza. Da questo punto di vista tutte le posizioni culturali, civili, sociali, politiche, famiìiari, professionali, tutti i rapporti che diciamo secolari, diventano non il minimo ma il massimo ecclesiale, cioè quei punti che dalla Chiesa storica vanno verso il Regno, cioè che trapassano ecclesialmente la sto– ria universale, consumandola verso il giorno del Signore. Rimane qui certo il problema di una presenza storica del cristiano, ma come diversa da quella del partito cristiano. Non ne viene fuori una Chiesa invisibile, un cristiano astorico; anzi pensiamo che il monachesimo e forse la stessa vita religiosa siano quasi storicamente consumati. Appare chiaro che tutto questo modo storico non è più un modo della Chiesa di operare nella storia con i mezzi della storia, ma è invece operare nella storia sotto l'ispira– zione dello Spirito Santo. È questo il grande e temibile cambiamento. In fondo nei « Fratelli Karamazov », questo libro profetico di Dostoevskij, ha visto an– che questo perché ha delineato la massima caricatura della Chiesa del II mil– lenio, della Chiesa che carnalmente governa gli uomini, dentro cui sta Inno– cenzo III, Bonifacio VIII, la chiesa storica in sostanza, così come sempre essa è esistita. Invece nella parte finale dei « Fratelli Karamazov » Dostoevskij ri– prende il messaggio del cristiano, fa riemergere la figura del cristiano come tale che nel mondo annuncia la Resurrezione. Nel mondo? Come? Sono tutti problemi che si aprono nella storia umana, e su cui io a questo punto pratico il silenzio. Può anche essere che, secondo una nostra antica speranza, un giorno parleremo di queste cose. Ma i problemi delle nazioni, dell'America Latina, della Russia, dell'Italia, della Germania, tutti i problemi che ci sono oggi, e che chiamo politici, sono dal punto di vista ecclesiale, problemi della vita dello Spirito Santo. Potremmo riprendere con un senso molto diverso quello che Hegel diceva, una frase che una volta mi ha scandalizzato e che ora posso comprendere in un altro senso: che la meditazione cioè si fa sul giornale quotidiano; in realtà voleva dire che lì appunto, nel quotidiano, passa la consumazione della storia verso il Regno, e quindi si consuma la Chiesa autocentrata su se stessa come società. Il persistere invece nel considerare la Chiesa come societas pone problemi che al limite possono diventare persino scandalosi, com'è scandaloso oggi, pa- bibliotecaginobianco 11

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