Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia - n. 5 - giugno 1977
biblio prima ed esiste anche dove non c'è rapporto diretto tra Chiesa e Stato. Se venisse dichiarata ora la cessazio– ne della pena canonica nei confronti dell'eterodossia questo potrebbe dir– si anche un progresso. Ma allora do– vrebbe essere dichiarato, cioè recepi– to come tale. Recepirlo come tale si– gnifica in un certo senso una forte diminuzione del potere gerarchico, e quindi dubito che sarà posto in que– sta forma. ANNA LEONARDI: Non sono del tutto soddisfatta della risposta per– ché anche se non si prendono prov– vedimenti, all'origine delle sanzioni c'è la dichiarazione di falsità di una dottrina. Tu hai detto che la crisi a questo livello non esiste. GIANNI BAGET: Infatti: Paolo VI ha praticamente fatto, dopo il Con– cilio, dei documenti di indubbio va– lore dogmatico, pensiamo al Credo del popolo di Dio, il quale è un do– cumento di magistero ordinario in– fallibile. Non vuol dire ex cathedra, ma quando il Papa dice che una ve– rità è insegnata come appartenente al deposito della fede, anche se non lo fa in modo solenne perché non è una nuova formulazione di verità, tuttavia formula una verità già chia– ramente esplicitata. Il Papa, nel Cre– do, ha messo in luce tutti i punti, di fatto contestati dal Catechismo olan– dese; e tutti questi punti sono stati oggetto di dichiarazione del magiste– ro ordinario infallibile. È chiaro che quando un Papa enuncia un Credo, non è un atto pastorale ma ha tutte le caratteristiche di un magistero or– dinario infallibile. Questo è avvenu– to anche per altre dichiarazioni: sul dogma della Trinità e dell'Incarna– zione (1971), documento invitante i teologi al rispetto di tali dogmi, do– ve è espressa tutta la varietà dei Concilii; un altro sull' Infallibilità dove si risponde a Kiing e così via, 22 inobianco infine un documento sull'etica ses– suale. ANNA LEONARDI: Cosa vuol di– re allora verità che conferma nella fede? Cos'è la roccia, che la cosa rap– presenta Pietro? GIANNI BAGET: È appunto quel– lo che ho detto, anche se ammetto che è una forma nuova e diversa an– cora oscura di difficile comprensione. Il potere canonico è caduto; se è u– sato - tra l'altro - non lo è più dal Papa ma dai Vescovi e dai Superio– ri religiosi, e anche questo è un fat– to singolare. Quando l'Abbé de Nan– tes chiese di essere giudicato dal S. Ufficio e poi lo fu, praticamente non gli venne imputato nulla sul pia– no dottrinale; solo la Congregazione emise un comunicato in base a cui egli, con le sue teorie, si era « squa– lificato »: davvero uno strano giudi– zio che non si sa cosa voglia dire. MARIANO GALVAGNI: Se il fine è l'unità ecumenica, credo che occor– ra sacrificare qualche cosa sul piano delle affermazioni, far perder loro o– gni carattere di rigida chiusura. GIANNI BAGET: In realtà le po– sizioni che ci di vi dono dalle Chiese separate non sono abitualmente di carattere disciplinare, ma di caratte– re dogmatico. Poiché quello che ri– mane è il dogma, il dialogo ecume– nico, nella forma attuale, è pratica– mente esaurito. In fondo, l'ultima di– chiarazione, a carattere ecumenico, è rimasta sul piano di un'intesa mora– le ma non è giunta a un piano di uni– tà dogmatica. Ora cosa sarebbe una unità ecumenica che non fosse anche unità dottrinale? lvIARIANO GALVAGNI: Si po– trebbe sempre ricercare un m1n1mo comune denominatore. GIANNI BAGET: Ciò significhe– rebbe, in sostanza, dichiarare che i
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